lunedì 15 novembre 2010

L'isola del Dr. Stevenson.

"Mi dicono che ci sono persone alle quali non interessano le mappe, ma faccio fatica a crederlo. I nomi, i contorni delle foreste, le linee delle strade e dei fiumi, le impronte della preistoria dell’uomo ancora chiaramente rintracciabili tra colline e valli, i mulini e le rovine, i laghi e i battelli che li solcano, magari anche un menhir e un circolo druidico nella brughiera; lì è rinchiuso un fondo inesauribile di interesse per ogni uomo che abbia occhi per vedere o un’immaginazione da due soldi per comprenderne i segni! Tutti i bambini si ricordano di essere stati sdraiati con la testa nell’erba a fissare una foresta piccolissima, immaginandola popolata da schiere di fate." Robert Louis Stevenson.

Leggendo i blog di Rrobe e di Giorgio Salati ho scoperto che sabato scorso è occorso il 160esimo della nascita di Robert Louis Stevenson. Per me Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Signor Hyde è uno dei classici che vanno letti se si vuole anche solo azzardarsi a raccontare storie, ma un paio di settimane fa ho letto L’arte della scrittura, raccolta di articoli dall'argomento intuibile. e di estremo interesse Gli articoli sono apparsi originariamente tra il 1881 e il 1894 e mi hanno colpito per quanto risultino ancora attuali in molti aspetti. Difficilmente ci troverete qualcosa di innovativo, ma a posteriori rende meno innovativi e moderni buona parte dei manuali di scrittura dei nostri giorni.
Per le vostre solitarie sbronze di coppia.

Tolta la parte più biografica che trovo comunque interessante, di come L’isola del tesoro sia nata dal disegno di una mappa e della sua fascinazione di bambino con cartine e atlanti fino ad alcuni incontri che lo hanno aiutato a diventare autore di fama, a risultare ficcanti sono le riflessioni di R.L. sull’arte dello scrivere.
La mappa ritorna come simbolo di quella preparazione della trama e della documentazione che precede il mettersi al tavolo di lavoro.

"Ma, anche per i luoghi immaginari, gli sarà comunque utile tracciare una mappa quando si accinge a descriverli: studiandola, si materializzeranno relazioni alle quali prima non aveva pensato; scorciatoie ovvie, anche se insospettabili, e impronte per i suoi messaggeri. E anche quando una mappa non costituisce il cuore della vicenda, come in L'isola del tesoro, vi si troverà comunque una miniera di spunti."

Il lavoro pone poi l'autore di fronte alla scelta delle parole migliori, la revisione del testo, la costruzione di una trama robusta ma che non sia intricata senza motivo e nel tentativo di trovare un giusto ritmo. Il tutto nella ricerca di un equilibrio efficace che consenta allo scrittore di trasferire dalla sua mente quello che la anima in maniera bellissima e perfetta alla mente del suo lettore, sedendosi alla scrivania con le maniche arrotolate e, nelle sue parole “...fare un passo indietro, indossare gli abiti da lavoro, e diventare un artigiano.”

Tutto questo rientra nella sentita etica dello scrittore a cui Stevenson dedica un articolo intero. Conscio del ruolo centrale dello scrittore nella veicolazione della cultura e delle informazioni, mettendo sullo stesso piano narrativa e giornalismo, sottolinea la necessità dell’autore di essere onesto nei confronti del lettore per renderlo una persona più colta e migliore. Senza togliere nulla alla letteratura avventurosa e che oggi chiameremmo d’evasione che allieta gli animi e allarga gli orizzonti, mantenendo fede alla necessità di un’etica forte da parte dell’uomo di lettere, Stevenson dice peste e corna di un certo tipo di giornalismo americano e parigino interessato solo alla quantità e spettacolarità dei pezzi a discapito della veridicità e liceità di quanto scritto e riportato.

“La sostanza di quello che oggi conosciamo o ignoriamo del bene e del male, dunque, è opera, in larga misura, degli scrittori di professione.” Robert Louis Stevenson.

1881. Sembra scritto settimana scorsa.

p.s.
Se non l'avete ancora fatto recuperate la miniserie Jekyll, ne avevo parlato qui.