lunedì 30 maggio 2011

Alice's Adventures in Wonderland - Lewis Carroll

Alice was beginning to get very tired of sitting by her sister on the bank, and of having nothing to do: once or twice she had peeped into the book her sister was reading, but it had no pictures or conversations in it, `and what is the use of a book,' thought Alice `without pictures or conversation?'

So she was considering in her own mind (as well as she could, for the hot day made her feel very sleepy and stupid), whether the pleasure of making a daisy-chain would be worth the trouble of getting up and picking the daisies, when suddenly a White Rabbit with pink eyes ran close by her.

There was nothing so VERY remarkable in that; nor did Alice think it so VERY much out of the way to hear the Rabbit say to itself, `Oh dear! Oh dear! I shall be late!' (when she thought it over afterwards, it occurred to her that she ought to have wondered at this, but at the time it all seemed quite natural); but when the Rabbit actually TOOK A WATCH OUT OF ITS WAISTCOAT- POCKET, and looked at it, and then hurried on, Alice started to her feet, for it flashed across her mind that she had never before see a rabbit with either a waistcoat-pocket, or a watch to take out of it, and burning with curiosity, she ran across the field after it, and fortunately was just in time to see it pop down a large rabbit-hole under the hedge.

In another moment down went Alice after it, never once considering how in the world she was to get out again.

Alice's Adventures in Wonderland - Lewis Carroll - 1865

giovedì 26 maggio 2011

Lo stravagante mondo di Greenberg

Greenberg è un film con Ben Stiller ma non di Ben Stiller. E non è un film propriamente divertente ne tanto meno comico, per cui se cercate una commedia per farvi quattro risate saltate pure film e post.

Stiller interpreta il Greenberg del titolo, uno che quando era giovane poteva fare grandi cose col suo gruppo musicale ma che ha mandato tutto in merda a causa del proprio ego. Il suo ego continua a precludergli una vita normale dato che lo porta a isolarsi dal mondo, chiudendosi in se stesso e allontanando tutti, amici e parenti compresi che mal lo sopportano. Ha passato qualche tempo in una clinica per riprendersi da una crisi non meglio specificata, e arriva a Los Angeles dove incontra vecchi amici. E qui si accorge di essersi ritrovato improvvisamente un quarantenne senza aver mai veramente vissuto la propria vita.

E’ un film amaro e plumbeo in cui di vera e propria trama ce n’è poca e ci si concentra sulle solitudini dei vari personaggi che tracheggiano da un punto all’altro della loro vita più per inerzia che altro. A volte si ride ma difficilmente lo si fa per gioia, come ad esempio quando Greenberg si ritrova suo malgrado in una festa di adolescenti e bello pompato da alcol e droga si lascia andare a uno sproloquio sui giovani che lo spaventano e che sprecano la propria gioventù. Solo che non fa ridere per quello che dice ma perché a dirlo è un 40enne che non ha mai superato l’adolescenza, e non s’è mai goduto la vita. E’ ridicolo in maniera dolorosa.

Greenberg è un personaggio tutt’altro che simpatico, uno di quelli fissati sui propri problemi che considerano i più grandi problemi del mondo. Che non vogliono condividerli con nessuno perché in questo modo dovrebbero avviare una relazione dando qualcosa di se all’altro, ma in questo modo risulterebbero meno unici ai propri occhi. Da qui l’isolamento odiato ma in un certo senso ricercato e il perenne spernacchiamento dei problemi altrui, mai veri e propri problemi secondo Greenberg ma piccolezze e fanfaluche.


Altra scena che secondo me colpisce è la trombata tra Greenberg e quella che forse potrebbe diventare la sua ragazza: goffa, meccanica, senza passione, senza gioia, più sopportata che vissuta e goduta. In quella scena penso risieda tutta la solitudine di un uomo che non vuole aprirsi agli altri.

Insomma, badilate di allegria.

Epperò una guardata io gliela darei. Se siete fortunati ci potreste trovare aspetti di qualche vostro conoscente, se siete sfortunati qualcosa di voi.

mercoledì 25 maggio 2011

Il giorno dell'asciugamano, o di come uno scrittore di fantascienza mi è tornato utile in ospedale

Dalla Guida Galattica per autostoppisti.

“L'asciugamano, dice, è forse l'oggetto più utile che un autostoppista galattico possa avere.” Douglas Adams.

E, credeteci o meno, questa frase mi è tornata in mente prima di ricoverarmi in ospedale. Perché non mi capiterà facilmente di girare la galassia ma sono sicuro che gli ospedali sono uguali in tutto l’universo e l’asciugamano torna utile anche in corsia.


Al di là del banale piacere di usare il proprio asciugamano in bagno, ci sono piccoli momenti in cui il vostro asciugamano vi sembrerà la fottuta manna caduta dal cielo.

Io per esempio ne tenevo uno per la toilette e uno per gli altri scopi, il principale dei quali era l’uso come cuscino d’emergenza dall’aadattabilità infinita. Se vi siete mai ricoverati sapere quanto siano scomodi letti, materassi e cuscini ospedialieri. I letti sono corti e stretti ( e io sono 1.88 m e tutt’altro che smilzo), i materassi sono sottili e i cuscini passano dal sacchetto di patate novelle a quelli che se solo provi a piegarli scattano come molle inviperite e si porta via con se le flebo.

Il vostro asciugamano però è lì che vi guarda le spalle. Lo potete piegare e usare come secondo cuscino, aumentando o diminuendo il numero di pieghe per farlo più o meno alto come più vi piace. Oppure ve lo poggiate sotto i piedi trovando l’altezza perfetta.

Ancora meglio quando ci si mette su un fianco. Se avete ferite all’addome e/o vari drenaggi, mettersi a pancia sotto è una brutta idea. La soluzione migliore per me era mettermi su un fianco. Ma per stare comodo e non in tensione, la posizione perfetta era quella a 45°, con il fido asciugamano poggiato lungo la schiena nella zona della colonna, puntello morbidoso che mi permetteva di rilassarmi e non stare sempre e solo sulla schiena.

E ancora. I letti ospedialieri chirurgici hanno un trespolo posizionato sulla testata da cui cala un triangolone in plastica. In questo modo uno ci si appende con le mani e si tira su senza sforzare gli addominali. Ma se con le braccia non ci arrivi? Esatto, arrotoli l’asciugamano per il lato lungo, ne lanci un capo dentro al triangolone e poi fai forza con le braccia per tirarti su, novello scalatore di vette ospedaliere.

Per non dire delle volte che me lo sono piazzato sul volto per non dover vedere le luci che non potevano essere spente, o intorno alle orecchie per non sentire i vari bip bep bop dei macchinari o le ciarle dei parenti in visita al vicino. E ci ho pure occultato cellulare e portafoglio quando lasciavo la stanza, che fidarsi è bene ma di solito fidarsi viene derubato.

Insomma, Douglas Adams fa ridere e risolve problemi. Buon Towel Day a tutti e soprattutto DONT PANIC.

lunedì 23 maggio 2011

Il Vangelo secondo Biff - Christopher Moore

L'angelo stava vuotando e pulendo i suoi armadi qundo giunse la chiamata. Aureole e raggi di luna erano divisi in mucchi a seconda della luminosità, le sacche con l'ira e i foderi dei lampi erano appesi a ganci in attesa di essere spolverati. Da un otre in un angolo era fuorisciuta un po' di gloria che provvide ad asciugare con un tampone. Ogni volta che muoveva lo straccio, dall'armadio si levava un coro smorzato, come se avesse messo il coperchio su un vaso di sottaceti colmo di Alleluia.
"Raziel, in nome del cielo, cosa stai facendo?"
L'arcangelo Stephan era in piedi sopra di lui e brandiva una pergamena quasi stesse rimproverando un cucciolo con una rivista arrotolata.
"Ordini?" chiese l'angelo.
"Terra"
"Ci sono appena stato"
"Due millenni fa"
"Sul serio?" Raziel diede un'occhiata all'orologio e picchiettò il cristallo con un dito. "Ne sei sicuro?"
"Tu che ne pensi?" Gli porse la pergamena affinché potesse vedere il sigillo del Roveto Ardente.
"Quando devo partire? Qui ho quasi finito."
"Subito. Prendi il dono delle lingue e qualche miracolo minore. Niente armi, non si tratta di una faccenda di collera. Sarai sotto copertura. Resterai nell'omba ma avrai un ruolo importante. Troverai tutto nei tuoi ordini" Gli consegnò la pergamena.
"Perché proprio io?"
"E' stata la mia stessa domanda"
"Ebbene?"
"Mi è stato ricordato il motivo della cacciata degli angeli"




Il Vangelo secondo Biff - Christopher Moore

lunedì 16 maggio 2011

Il Visconte Dimezzato - Italo Calvino

C'era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all'accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l'aria opaca e ferma.
– Perché tante cicogne? – chiese Medardo a Curzio, – dove volano?
Mio zio era nuovo arrivato, essendosi arruolato appena allora, per compiacere certi duchi nostri vicini impegnati in quella guerra. S'era munito d'un cavallo e d'uno scudiero all'ultimo castello in mano cristiana, e andava a presentarsi al quartiere imperiale.

– Volano ai campi di battaglia, – disse lo scudiero, tetro. – Ci accompagneranno per tutta la strada.

Il visconte Medardo aveva appreso che in quei paesi ilvolo delle cicogne è segno di fortuna; e voleva mostrarsi lieto di vederle. Ma si sentiva, suo malgrado, inquieto.
- Cosa mai può richiamare i trampolieri sui camdi di battaglia, Curzio? - chiese
- Anch'essi mangiano carne umana, ormai, - rispose lo scudiero, - da quando la carestia ha inaridito le campagne e la siccità ha seccato i fiumi. Dove ci son cadaveri, le cicogne e i fenicotteri e le gru hanno sostituito i corvi e gli avvoltoi.

Il visconte dimezzato - Italo Calvino




mercoledì 11 maggio 2011

On Stranger Tides - Tim Powers

Siamo nei Caraibi alla fine dell’età d’oro della pirateria. Jack deve suo malgrado unirsi ai pirati e si ritrova a combattere per la vita in un intreccio che annovera voodoo, zombie, stregoni vecchi e giovani, divinità africane, vascelli fantasma e pirati a carrettate. Tutto perché s’era imbarcato per le americhe in cerca di vendetta e per recuperare l’eredità che gli spetta. E invece gli, tra le altre cose, vedersela con Barbanera e la ricerca della fonte dell’eterna giovinezza. Ma Jack Shandy si rivela un uomo più coriaceo del previsto.


On Stranger Tides viene pubblicato negli USA nel 1987 e come potete intuire ha avuto una certa influenza su cinema, videogiochi e il generico immaginario piratesco degli ultimi anni. Tim Powers riesce a rivitalizzare il genere senza tradirlo. Ci sono gli abbordaggi, c’è la vita marinaresca, ci sono molti duelli alla spada ben coreografati che non sfigurerebbero recitati da Erroll Flynn e tutto è pervaso dalla vita pericolosa e incerta di chi vive sul mare. Senza sfociare in un gretto realismo, Powers restituisce la fatica, il dolore e il tedio del pirata medio, preso tra una scorribanda e l’altra dalla routine necessaria a tenere in vita la propria nave e le settimane passate alla fonda, tra una cena luculliana, noia e la perenne semi ubriachezza e solitudine.


E c’è la magia, presa dalla tradizione voodoo e i suoi Loa, inserita nel contesto realistico della vita piratesca e, gran colpo che funziona secondo il sottoscritto, ben intrecciata alla figura di Edward Teach, meglio noto come Barbanera. Quello che da tutti è considerato il più temibile dei pirati, sfruttava la sua già imponente figura alta e massiccia circondata da capelli e barba lunghi legandosi a questi micce accese che lo facevano sembrare un demone infernale. Per non parlare dell’abitudine di bere rum misto a polvere nera dopo averla accesa e la sua mano ferma ma, a quanto pare giusta, nei confronti dei suoi uomini. Fin qui la realtà storica. Powers se ne esce con una spiegazione affascinante del suo comportamento eccentrico e della sua fine, prendendo un uomo leggendario e rendendolo ancora più grande senza rovinarlo. Impresa non da poco. Barbanera aleggia su tutta la narrazione, sia quando di lui si parla senza che sia in scena, ancora di più quando si mostra e scompare come meglio crede.


Grande romanzo in cui l’azione la fa da padrone ma lascia spazio a una certa malinconia di fondo che spunta nei pensieri di Jack Shandy e nel generale senso di fine di un’era memorabile. In Italiano è stato tradotto come Mari Stregati da Fanucci una decina d’anni fa. Non si trova facilmente ma non mi stupirei se ne tirassero fuori una nuova di pacca col faccione di Johnny Depp in copertina, dato che il prossimo Pirati dei caraibi è basato sul romanzo di Powers.

EDIT E UPDATE:

il buon vecchio dave mi ha fatto notare che in effetti la fanucci lo ha ripubblicato col faccione di Depp in copertina:



giuro che non lo sapevo. Vabbè, ora non avete scuse per non leggerlo!

lunedì 9 maggio 2011

L'isola dell'angelo caduto - Carlo Lucarelli

Da allora, anche anni e anni dopo che gli eventi si furono conclusi, conclusi e mai dimenticati, ogni volta che guardava il mare, e vedeva la schiuma di un'onda spaccarsi su uno scoglio, e sentiva le gocce che si schiacciavano sul vetro della finestra a cui appoggiava la fronte, ogni volta, ovunque si trovasse, gli tornava in mente la notte che arrivò sull'isola.
Era così buio quella notte che il vielo e il mare erano la stessa cosa, talmente neri e stretti e lucidi che sembrava di stare sospesi nel vuoto. E se serrava le palpebre, e le copriva con la mano, e premeva, forte, lo spazio che vedeva dietro gli occhi, cieco come quello in cui si formano i pensieri, era nero come quel mare e quel cielo, infinito e nero. E anche il sale che gli toccava le labbra, e quel sapore sottile di petrolio e motore e il sospiro appena soffiato del legno che sfiorava il mare sembravano venire dal niente e svanire subito nel silenzio opaco e nell'odore immbobile di quella notte. Mentre sedeva rigido in fondo alla barca, schiacciato dalla nausea e dall'angoscia, sentiva Hana rabbrividire di un freddo innatural e stringergli il braccio, attaccata a lui come se avesse paura di cadere in acqua.


L'isola dell'angelo caduto - Carlo Lucarelli




lunedì 2 maggio 2011

Babel 17 - Samuel R. Delany

It's a port city.

Here fumes rust the sky, the General thought. Industrial gases flushed the evening with oranges, salmons, purples with too much red. West, ascending and descending transports, shuttling cargoes to stellarcenters and satellites, lacerated the clouds. It's a rotten poor city too, thought the General, turning the corner by the garbage-strewn curb.

Since the Invasion six ruinous embargoes for months apiece had strangled this city whose lifeline must pulse with interstellar commerce to survive. Sequestered, how could this city exist? Six times in twenty years he'd asked himself that. Answer? It couldn't.

Panics, riots, burnings, twice cannibalism--