giovedì 24 dicembre 2015

Non è come la scrivi tu, è come la disegnano loro. Working Methods è un bel dietro le quinte del fare fumetti.

Se la stessa sceneggiatura viene assegnata a disegnatori diversi, il risultato cambia. Anche parecchio.


Sento dalle retrovie un sonoro “Graziarcazzo!”. Concordo, però non si nasce tutti imparati. Inoltre non è nemmeno scontato che tutti i  lettori di fumetto sappiano di preciso quali sono e come sono definiti i ruoli di sceneggiatore e disegnatore. 

Se la storia, di norma, la decide lo sceneggiatore, così come i dialoghi, quando si tratta di dover decidere la “regia” della storia, spezzare il tempo nelle singole vignette, decidere come montarle nella singola pagina, quanto è farina del sacco dello sceneggiatore, e quanto del disegnatore?

La risposta più banale e sincera è: dipende. Dal team creativo, dalla serie, dalla casa editrice, da diktat editoriali e da un sacco di altri fattori. Proprio questa varietà di variabilità rende ogni storia un caso a se e la sua analisi potenzialmente interessante. Analisi che a posteriori può far credere che determinate scelte siano frutto, per dire, dello sceneggiatore, prendendo magari una cantonata che allo stesso tempo fuorvia l’analisi e non paga il giusto tributo al disegnatore.


Questo pippotto introduttivo per spiegarvi come mai abbia comprato e divorato Working Methods, un volume che raccoglie tre sceneggiature brevissime ( 3 pagine l’una) disegnate da un totale di 8 disegnatori diversi. Una sorta di making-of/intervista/commento ideato da John Lowe (autore anche di una delle tre sceneggiature), che ha raccolto le impressioni dei vari artisti andando a chiedere loro in che modo hanno affrontato i testi, dai primi bozzetti alla tavola ultimata, passando per layout, chine, documentazione e tutto il resto.

Se le domande sulla tecnica di disegno pura, l’uso dei materiali e delle tecnologie può incuriosire di più i disegnatori, per quanto mi riguarda l’affare si fa interessante quando i vari artisti spiegano come mai hanno deciso di prendere la sceneggiatura come una traccia su cui lavorare, e non come un libretto di istruzioni da seguire a menadito. 

Potrei tirarla per le lunghe ma credo sia più utile, e più chiaro, mettere direttamente una sceneggiatura e le corrispondenti tavole disegnate da 3 autori. Le trovate in fondo al post.


La sceneggiatura è di Mark Kneece, mentre al tavolo di disegno ci sono Mark Schultz, Kelsey Shennon e Mark Brunner. A colpo d’occhio si nota come la differenza macroscopica tra i tre sia la scelta della gabbia. Schultz ha optato per una gabbia rigida, metodica, a sei vignette tutte più o meno uguali, mentre gli altri due hanno scelto quella più libera in cui le dimensioni e la posizione variano secondo scelte ben precise per determinare il ritmo della storia.

Chi ha fatto la scelta migliore? Ma c’è una scelta migliore, a priori?

Se la gabbia è uno strumento macroscopico nell’arsenale dei fumettisti, tutto quanto viene messo al suo interno (e quanto viene scelto di lasciare fuori all’immaginazione del lettore) diventa per quanto piccolo un mezzo per raccontare al meglio la storia.

Paragonando le tre storie si possono notare certe interessanti discrepanze non tanto tra di loro (come è ovvio aspettarsi), ma tra il disegno e la sceneggiatura. C’è chi ha cercato di essere molto fedele al testo, chi ha preferito eliminare vignette ideate dallo sceneggiatore, chi invece spezzarne alcune. Le inquadrature differiscono spesso da quanto richiesto: i disegnatori ci hanno visto giusto quando hanno preferito allargare il campo visivo del lettore, o era meglio seguire l’intuizione dello sceneggiatore?


E tra un disegnatore e l’altro notate chi abbia deciso di sfruttare maggiormente le luci per guidare l’occhio del lettore, e chi ha preferito far svolgere questo compito alla recitazione dei personaggi e al loro posizionamento all’interno delle singole vignette? E i passaggi tra una vignetta e l’altra come sono stati resi? Solo da quanto succede al loro interno, o anche da trucchi grafici che sottolineano i rapporti di causa e effetto, oltre al passare del tempo?

Un sacco di domande (ma solo alcune) che chi fa fumetti si deve porre e che vi mollo con lo scopo di incuriosirvi a ragionare su questi esempi, e magari farvi venire voglia di recuperare il volume per scoprire le ragioni dietro le scelte dei vari artisti.

Perché si tratta di un tipo di lavoro di analisi che non si trova poi così spesso in giro. Gli autori si dilungano, per fortuna, nello spiegare i ragionamenti che li hanno portati a fare certe scelte, tutti spinti in sostanza da pochi principi:

essere chiari
essere leggibili
rendere la storia interessante

e tutti sottolineano come il “bel disegno” e il “design figo” debbano lasciare lo spazio al racconto e alla chiarezza. Alcuni, inoltre, sono così onesti da notare i propri errori e scelte infelici: le interviste sono state redatte mesi dopo il completamento delle storie, dando loro modo di rileggerle con occhio fresco, e più distaccato.

Se i fumetti vi piacciono, e ancora di più se li volete fare, vi consiglio di recuperare il volume, si tratta di poco più di 170 pagine belle zeppe di osservazioni teoriche con la loro declinazione molto molto pratica. In formato cartaceo si trova a fatica e a non poco, però io l’ho comprato in versione digitale a un prezzo più che onesto. Lo trovate qua sul sito dell’editore, la TwoMorrows Publishing.





mercoledì 16 dicembre 2015

Il futuro dello Storytelling e studiare gratis senza muoversi da casa

Un paio di anni fa ho seguito un bellissimo corso dedicato allo Storytelling e alle sue varie declinazioni. A Potsdam, in Germania.

Senza però muovermi da casa.

Christina Maria Schollerer, host del corso nonché scrittrice e produttrice
Si è trattato di un MOOC, un Massive Open Online Course, cioè un corso online aperto a tutti, che ha visto la partecipazione più di 90mila studenti. Che non hanno pagato un centesimo e si sono goduti un bel po’ di contenuti multimediali.

E se ve ne parlo ora è perché ho scoperto per caso, parlandone con un paio di amici sulla necessità di aggiornarsi nel proprio lavoro di narratori, che parte del materiale si trova ancora online, sulla pagina youtube ufficiale del corso, che trovate qua

Come potete vedere scorrendo i titoli dei video, il corso parla dello storytelling in senso ampio, andando ad analizzare quelle che sono le basi del racconto e della narrazione, ma cercando di declinarle di volta in volta in situazioni specifiche e un po' fuori dall'ordinario.

Una domanda meno oziosa di quanto possa sembrare
Che differenze ci sono tra una serie pensata e scritta per il web e una per la tv? E una serie a cadenza settimanale è diversa da una a cadenza giornaliera?

Nei videogiochi lo storytelling come funziona?
La realtà aumentata che possibilità crea per uno che vuole raccontare una storia?


Sono sono solo alcuni degli svariati quesiti interessanti a cui il corso cerca non tanto di dare risposte precise per ogni singolo caso, ma preferisce offrire allo studente parecchi strumenti per poter, volendo, approfondire il discorso con ricerche personali. Una serie di concetti che possono essere usati come bussola per muoversi nei vari ambiti. In questo le interviste a un gruppo eterogeneo di storyteller sono un’ottima aggiunta, con l'analisi di esempi precisi che vengono smontati per mostrare i vari modi in cui il racconto può mutare a seconda delle necessità creative o produttive.

E, come ogni corso che si rispetti, viene suggerita una bibliografia per approfondire i temi affrontati, e venivano richiesti anche dei compiti a casa. Di nuovo, compiti diversi di settimana in settimana a seconda dell’uso che si vuole fare dello storytelling. Interessanti e fuori dal solito, come creare un personaggio da zero con tanto di profili social da far interagire, volendo, con altri personaggi inventati dagli studenti.

Insomma una roba che ho trovato parecchio curiosa e stimolante. Come dicevo sopra, molti dei video sono ancora disponibili online e continuano a essere visibili da chiunque, ed è probabile che vi troviate qualcosa di vostro interesse. 

Gratis, ripeto. Contenuti di alto livello, zeppi di informazioni e riflessioni interessanti, in una forma curata e comoda. Spero di trovarne altri e, anzi, se ne conoscete di simili fatemi un fischio.