martedì 17 agosto 2010

Agosto, moglie mia non ti conosco

Ho scoperto Achille Campanile grazie al mio nonnino più o meno dieci anni fa. Mi ricordo che stavo cazzeggiando in rete quando lo sentii ridere di gusto dalla sua camera. Fin li tutto normale dato che mio nonno era un tipo allegro di natura a cui piaceva leggere barzellette o guardare roba comica in tv. Per dire, guardava i Simpsons dopo pranzo ogni giorno. Però quel pomeriggio le risate erano continue, andavano su e giù di tono, s’acquietavano e poi ripartivano stile mitraglia. Potevo sentire che gli lacrimavano gli occhi. Dopo una ventina di minuti mi alzai pensando “Bon, gli ottanta li ha passati, al 2000 ci è arrivato, ormai ce lo siamo giocato.” e andai in camera sua. Trovandolo che ancora rideva con un libro dalla costa arancione in mano.
“Nonno, tutto a posto?”
“Si!” e croscio di risa “Sto leggendo Campanile” si asciuga gli occhi “Lo conosci?”
Mai sentito prima.
“Magari poi ci butto un occhio…” e con fiera spocchia adolescenziale me ne torno a cazzeggiare in rete.
Per fortuna dopo un paio di giorni mi appioppa il libro in mano dicendomi di leggerlo. Si intitola Agosto, moglie mia non ti conosco. Me lo bevo in un pomeriggio ridendo come un cretino in preda a crisi isteriche. La storia in brevissimo:

In un alberghetto sul mare si ritrova un gruppo di personaggi assortiti, in vacanza. Questa però è rovinata da un fattaccio: molti e molte di loro sono intrappolati in cinture di castità. E le chiavi sono finite in mare durante una tempesta. Tutti tentano di trovarle. Frattanto misteriosi furti avvengono nell’albergo, una ragazza non si vuole sposare, l’albergatore tenta di passare inosservato e l’eroico granatiere flette i muscoli sollevando l’obice.

Cliccala che si ride un casino!

Grazie a un paio di post scritti da un amicicio dell’internet che me lo ha fatto tornare in mente, mi sono riletto Agosto un paio di settimane fa, in un pomeriggio, e ho riso tutto il tempo come un cretino in preda a crisi isteriche. Ricordavo alcuni personaggi come l’eroico granatiere o i vari palombari che si incontrano lungo la storia. Ma avevo dimenticato del tutto la comparsata di Fantomas, i due fidanzati sadomasochisti e il malefico precettore che con il suo vile ingegno e malvagio piano rende orrenda la vita della giovinetta.

Quello che me lo fa adorare è la capacità di Campanile di deridere tutto e tutti, dal provincialismo genetico della società italiana ai cliches delle storie di mare passando per certi personaggi del romanzo d’appendice e romantico. Il tutto come detto mantenendo un ritmo che non stanca mai grazie all’arrivo in scena di personaggi sempre interessanti, colpi di scena da foulleton a una prosa funambolica. C’è nel romanzo una leggerezza di fondo, una freschezza nel modo di raccontare la storia che anche a distanza di dieci anni me lo ha fatto gustare in un soffio. Ed è incredibile pensare che possa risultare così moderno sia nell’impianto che nella prosa, considerando che la prima volta è stato pubblicato nel 1930. Dopo averlo letto e riletto capisco un po’ di più cosa piaceva al mio nonnino, cosa lo faceva ridere come un bambino anche passati gli ottanta anni e come mai una persona nata tra le due grandi guerre potesse ridere e capire i Simpsons.

La BUR lo ha ristampato da poco, fatevi un favore e leggetevelo in queste ultime settimane d’agosto.

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