Che a leggere il titolo del post uno pensa subito a qualche improbabile personaggio seriale. Invece MsChif, vero nome Rachel Collins, è una persona vera. Come veri sono gli infortuni che ha subito in una dozzina di anni sul ring.
Rachel Collins si è laureata come genetista e lavora come microbiologa presso un laboratorio di analisi a Saint Louis, in Missouri. Però per sfogarsi indossa i panni di MsChif e passa i weekend a combattere sul ring nello strano e stratificato mondo del wrestling professionistico americano.
MsChif si muove nel circuito indipendente, quello dove di soldi se ne vedono davvero pochi. Se avete visto The Wrestler con Mickey Rourke, vi sarete fatti un’idea della vita che fa un wrestler che non è parte della serie A (cioè, negli USA, fare parte della WWE) o che magari ne faceva parte e ora è costretto a combattere di fronte a una cinquantina di persone. Magari in una palestra del liceo. MsChif di fronte a poche persone ci ha combattuto un sacco di volte, dando sempre il massimo.
Ci sono tanti wrestler che lo fanno perché non riescono a passare al livello successivo. Magari non ne hanno le qualità. Magari non si sanno gestire. Ci sono altri invece che cominciano dal circuito indipendente per farsi un nome, imparare e guadagnare qualcosa mentre cercano in tutti i modi di arrivare alla WWE. Negli ultimi anni gente come CM Punk, Daniel Bryan, Austin Aires, Sara Del Rey e altri ci sono riusciti. Altri ci stanno provando, come El Generico.
Però ci sono altri che si muovono nel circuito indipendente perché a loro sta bene farlo. MsChif è una di queste, come ha sottolineato in alcune interviste. Il wrestling indipendente funziona un po’ come ogni circuito indipendente: meno soldi, meno certezze, più libertà. Un po’ come scrivere fumetti o fare musica: se entri all’interno di una major, devi sottostare a determinate regole. Se sei indipendente, fai un po’ come ti pare.
E MsChif, che lotta dal 2001, ha combattuto in Europa e in Giappone, ha detenuto diverse cinture di campionessa anche per lunghi periodi, si trova nella situazione di non voler perdere la libertà che il circuito indipendente le garantisce. SHIMMER, Ring of Honor, NWA sono alcune delle promozioni in cui si muove/si è mossa.
MsChif ha creato da se il proprio personaggio, unendo le sue passioni per film horror e musica metal estrema. Ne è uscita una sorta di banshee incazzosa che picchia come un fabbro ferraio. Sfruttando il suo passato di ginnasta e ballerina ne ha preso parti e le ha fuse nel suo repertorio di mosse, mostrandosi come una che cerca sempre di evolversi e innovare. Dal momento che il suo lavoro di microbiologa le paga le bollette, può godersi il wrestling più come una passione che come un lavoro.
Senza che questo vantaggio la renda meno attiva e prolifica. Come dicevo in apertura, si è infortunata diverse volte: menischi partiti, pezzi di lingua mozzicati via, spalle divelte, caviglie rotte. Più un paio di traumi cranici. Uno dei traumi le è capitato all’inizio di un match. Sul momento dice di non aver avuto paura, per il semplice motivo che non ricorda nulla del match. La paura le è venuta guardando il filmato, proprio perché non ricorda nulla di quanto è avvenuto dal trauma in poi.
E guardando i suoi incontri ci si rende conto di come MsChif sia una lottatrice che fa del wrestling (inteso come lotta) il suo punto di forza. Oltre ad essere attraente e a possedere un carisma particolare che esce nei suoi promo e nel rapporto col pubblico (e che mi ricorda un po’ Luna Vachon e un po’ Sherri Martel), MsChif mostra di essere dotata di capacità atletiche di tutto rispetto. Sia nel mosse con cui si lancia urlando contro gli avversarsi, ma ancora di più in quelle che accetta di subire.
La ragazza non si fa troppi problemi a trovarsi dalla parte sbagliata di lariat, powerbomb, piledriver, sia sul ring che al di fuori dello stesso, magari sul cemento o attraverso tavoli e scale. E sfruttando il suo passato di ginnasta e ballerina, si fa annodare come un pretzel in torture rack o boston crab che solo a vederle fanno tremare le mie vertebre.
Capacità atletiche, carisma e un aspetto piacevole. Tutto quello che serve a una donna per sfondare nel mondo del wrestling. Molti chiedono a MsChif perché non abbia ancora provato a entrare nella WWE (o nella TNA, la seconda, di molte lunghezze, promozione americana di wrestling) dove potrebbe, in caso di successo, guadagnare davvero dalla sua passione e dalle sue capacità.
E lei risponde che non le interessa. In parte perché non ha intenzione di smettere di fare la scienziata, un lavoro che ama e fa con altrettanta passione. Un amore nato grazie ai suoi genitori, in particolare al padre a sua volta scienziato.
In parte perché, conoscendo il tipo di wrestler femminile che WWE e TNA portano al top, si rende conto che MsChif verrebbe quasi certamente rielaborata per andare incontro al tipo di immagine che tira di più: t’n’a. Ovvero, tits and ass, tette e culi. Questa formula riassume la visione che nel mainstream si ha per le lottatrici di wrestling: belle gnocche in vestiti il più possibile succinti che sculettano sul ring (e il t’n’a imperversa un po’ in tutto il mainstream: videogiochi, fumetti, cinema).
Attenzione: questa è l’idea che va per la maggiore e che, soprattutto esteticamente, viene pompata di più dalle grosse promozione. Si tratta appunto di un tipo di immagine, di personaggio, che viene scritto e spinto dai produttori. Un’idea che si scontra spesso con le reali capacità atletiche e di intrattenimento delle lottatrici che fanno parte dei roster di WWW e TNA (che, se ve lo state chiedendo, non sta per tits and ass, ma per TOTAL NON STOP ACTION). Vi si scontra perché a volte a essere spinte al top sono lottatrici che non hanno capacità, ma solo il look. Secondo MsChif è un trattamento che sminuisce la bravura, la determinazione e gli anni di mazzo che un sacco di ragazze si fanno e si sono fatte per imparare ad essere wrestler. Ed è un trattamento che preferisce non dover rischiare di subire.
Perché per MsChif il wrestling, anche se non è il suo lavoro principale, è qualcosa che merita di essere trattato con rispetto, come con rispetto vanno trattati gli uomini e le donne che decidono di rischiare la salute per intrattenere il pubblico con le loro mosse incredibili e le loro storie improbabili.
Mai improbabili quanto la realtà.
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