Nella stanza c'erano quattro persone: tre uomini e una donna. Gli uomini erano dei tipi abbastanza ordinari per ciò che riguardava la faccia, e due di essi erano altrettanto ordinari per ciò che riguardava i vestiti. Il terzo aveva pantaloni da cavallerizzo con lo sbuffo, stivali a mezza gamba, giacca scamosciata con finiture in tartan sulle tasche. Anche il soprabito sportivo di lana ruvida e il cappelluccio con la piuma verde, posati su una sedia, gli appartenevano.
Colui che indossava quello strano abbigliamento non era ne un divo cinematografico nè un giovane playboy. Era uno psicologo, e si chiamava Harold Shea. Scuro di capelli, un po' più alto e più magro della media, sarebbe passato per un bell'uomo se avesse avuto il naso più corto e gli occhi più distanziati.
La donna, anzi la ragazza, era una bionda piuttosto bistosa. Lavorava come capo infermiera al Garaden Hospital e aveva nome - senza trarne eccessivo piacere - Gertrude Mugler.
Gli altri due uomini erano psicologi al pari di Shea, e facevano parte dello stesso gruppo di lavoro. Il più anziano, che era anche il direttore del gruppo, aveva capelli folti e disordinati e si chiamava Reed Chalmer. In quel momento aveva appena finito di chiedere a Shea cosa diavolo gli fosse venuto in mente di venire al lavoro bardato a quel modo.
Shea rispose, sulla difensiva: - Devo andare a cavalo, oggi pomeriggio, quando esco. Davvero.
- Sei mai andato a cavallo? - chiese il terzo membro del gruppo, un giovane robusto, dall'aria addormentata, di nome Walter Bayard.
- No - rispose Shea, - ma è ora che impari.
Walter Bayard sbuffò. - La verità è che vuoi andare a cavallo per avere la scusa di vestirti come un figurino. Prima c'è stato il periodo in cui parlavi con l'erre moscia; poi le lezioni di scherma; e lo scorso inverno hai appestato l'ospedale con quella speciale sciolina norvegese, per andare poi a sciare solo due volte.Colui che indossava quello strano abbigliamento non era ne un divo cinematografico nè un giovane playboy. Era uno psicologo, e si chiamava Harold Shea. Scuro di capelli, un po' più alto e più magro della media, sarebbe passato per un bell'uomo se avesse avuto il naso più corto e gli occhi più distanziati.
La donna, anzi la ragazza, era una bionda piuttosto bistosa. Lavorava come capo infermiera al Garaden Hospital e aveva nome - senza trarne eccessivo piacere - Gertrude Mugler.
Gli altri due uomini erano psicologi al pari di Shea, e facevano parte dello stesso gruppo di lavoro. Il più anziano, che era anche il direttore del gruppo, aveva capelli folti e disordinati e si chiamava Reed Chalmer. In quel momento aveva appena finito di chiedere a Shea cosa diavolo gli fosse venuto in mente di venire al lavoro bardato a quel modo.
Shea rispose, sulla difensiva: - Devo andare a cavalo, oggi pomeriggio, quando esco. Davvero.
- Sei mai andato a cavallo? - chiese il terzo membro del gruppo, un giovane robusto, dall'aria addormentata, di nome Walter Bayard.
- No - rispose Shea, - ma è ora che impari.
- E allora? - fece Shea.
Gertrude Mugler intervenne: - Non permettere che ti prendano in giro per il tuo abbigliamento, Harold.
- Grazie, Gert.
- Personalmente ritengo che tu sia un amore, vestito così.
- Uhm. - L'espressione di Shea s'era fatta meno riconoscente.
- Però sei matto a voler andare a cavallo. E' una cosa che non serve a niente: tanto ci sono le automobili...
Shea sollevò una mano. - Ho le mie buone ragioni, Gert.
Gertrude guardò l'orologino da polso e si alzò. - Devo totnare al lavoro. Non combinare pasticci, Harold. Ricorda che devi portarmi a cena fuori, stasera.
- Eh, eh.
- Alla romana.
Shea trasalì. - Gert!
- Arrivederci a tutti! - fece Gertrude e si allontanò in un frucio di cotone inamidato.
Walter Bayard represse a stento una risata di scherno. - Che maschio! Alla romana!
Shea cercò di prenderla sul ridere. - Ho tentato di addestrarla a non spiattellarlo in giro. Ad ogni modo guardagna più di me, e se preferisce uscire quattro sere alla romana, piuttosto che due a mie spese la settimana, per me va bene. E' una brava ragazza.
L'incantantore Incompleto - Lyon Sprague De Camp & Fletcher Platt
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