Oh oh oh lo spirito natalizio scorre selvaggio da queste parti e nel caso moriste dalla voglia di fare un regalo al sottoscritto ho pensato di agevolarvi con qualche spunto. Che, si, è il pensiero che conta, ma a me i pacchetti piace un casino scartarli fisicamente.
5) Blocknotes, taccuini, quaderni, generici blocchi di carta. Non importa forma, dimensione o foliazione. Come sanno gli amici e i colleghi che mi hanno visto lavorare in questi anni, quando si tratta di buttare giù idee ma anche in fasi più avanzate, sono tipo da carta e penna. Niente pippe da “ah, il profumo della carta!” o “Eh ma vuoi mettere l’inchiostro”, è solo che per come funzioniamo io, il mio cervello e le mie abitudini, ora come ora trovo più comodo fare schemi, tirare righe, collegare parole e baloccarmi concetti sulla carta. Prima o poi magari troverò un programma per farlo a computer, ma per ora nisba.
Comunque se proprio vi sentiste in vena di un taccuino specifico, ultimamente sono in palla con la linea della Ogami, carta di origine minerale, leggeri e robusti, design che mi ispira e nella versione total black o total white sono pure discretamente eleganti. No Moleskine, mi fanno cagare.
4) E come scrivi, se non c’hai una penna? Come sopra, è solo una questione di abitudine e di meccanismi e pignolerie che si creano nel tempo in maniera più o meno involontaria. Immagino che si sia in molti a scarabocchiare su carta. Ecco, quando butto giù idee, anche se si tratta di parole, nelle prime fasi lo considero uno scarabocchio: un modo come un altro per fare riscaldamento alla mano, ma soprattutto al cervello. Per non parlare della mia abitudine di tracciare un abbozzo di come sarà divisa la tavola in vignette quando si tratta di fumetti. Ergo, penne, matite, portamine. Ultimamente mi è venuta la fissa delle Pilot a scatto, BPS Matic, punta fine, inchiostro nero. Quando andavo alle medie erano le penne dei secchioni. Io usavo le BIC sbavanti, o quelle che mi regalavano i negozianti del quartiere.
Niente stilografiche. Belle eh, ma ne ho una dozzina che piglia polvere a partire dal ’91.
3) Tea. Non importa che sia inverno o estate, mattina pome o sera. Una tazza di tea me la godo sempre. E sono di quelli che ha un tea per quasi ogni momento. Diciamo che da quando per questioni di salute sono divenuto praticamente astemio, sublimo la mia voglia di sbronza bevendo tea altisonanti da prezzi discutibili. Da qualche tempo amo duro quelli della KUSMI. Ci sono una marea di varietà diverse, nere, verdi, bianche, aromatizzate o pure. E hanno delle confezioni in metallo molto fiche. Probabile che facendo due conti mi converrebbe farmi decotti di oppio, ma oh, è buono buono. Ma pure un onesto Twinings Intense Premium Tea per il tea del mattino ha il suo perché.
2) Caffè. Perché se si bevono due litri di tea al giorno, la cosa corretta è puntellarli con mezza dozzina di tazzine di caffeina. Però per caffè intendo “andare al bar a pigliarsi un caffettino”. E il regalo consiste proprio in questo, bersi una tazzina in compagnia per fare un po’ di stretching hai ai pensieri, dare mobilità alle opinioni, rinforzare i ricordi e allenare battute e aneddoti. Io c’ho la fissa dell’atmosfera da bar, in cui guardare un po’ le persone che si mischiano tra loro, rubare qualche discorso, appuntarsi una maniera, scoprire un parlare diverso dal proprio. Poi se il caffè lo pagate voi, pure meglio #zena
1) Derek! Denzel! Ah, no, DAVE! Ok, questa è una nuova entry che c’entra e non c’entra col fatto che io scriva o meno. La maggior parte dei miei amici mi chiama Dave dai tempi del liceo. E il cattivo di Pinguini di Madagascar, di cui vi ho parlato qui e se ci ripenso rido, si chiama Debby, no Daniel, ah già DAVE! Ed è un polipo, ed esistono dei pupazzetti con le sue fattezze. Non dico che a 34 anni muoio dalla voglia di avere un peluche a forma di polipo viola, ma lo dico.
Ma pure un caffè basta e avanza. Buone feste!
Nessun commento:
Posta un commento