Bernie è così amato dai
suoi concittadini che quando confessa un omicidio nessuno gli crede.
La cittadinanza è così compatta che il procuratore distrettuale è
costretto a spostare il processo in un'altra contea per paura che lo
decretino non colpevole
Ed è una storia vera.
Attualmente Bernie
risiede in un carcere Texano dove sconta la pena per l'omicidio della
sua amica e capa Marge.
Bernie la uccise con alcuni colpi di fucile e ne tenne nascosta la
morte per alcuni mesi, macerato dal senso di colpa e dalla paura di
dover confessare un delitto del genere. Il corpo venne ritrovato solo
quando l'avvocato della vittima si impuntò per vederla di persona
per poter discutere di questioni d'affari. La famiglia di lei non si
fece quasi mai viva e il resto della cittadinanza non si pose il
problema di che fine avesse fatto. Perché l'amato Bernie rassicurava
tutti che Marge stava bene, e dato che era antipatica a tutti non
facevano troppe domande. E tutti rimasero tanto stupiti quanto
increduli una volta che venne ritrovata in un congelatore a pozzetto.
Linklater nel dirigere la
pellicola ha scelto un approccio a mezza strada tra il film vero e
proprio e il documentario. Così noi veniamo a conoscere buona parte
della storia e della caratterizzazione dei personaggi attraverso
finte interviste con i concittadini di vittima e carnefice. Ma alcune
di queste finte interviste sono fatte a veri concittadini che
ricordano quanto fosse accaduto e del perché sono convinti che
Bernie non sia colpevole.
Il fatto è che Bernie è
una persona gentile. Non è un sociopatico, non sente le voci, non è
un serial killer e soprattutto non è un violento. E' una persona
normale che si prodiga in tutti i modi per poter aiutare il prossimo:
aiuta i ragazzi della scuola facendo il direttore dei loro musical (e
ogni tanto canta con loro, graziato da una grande voce), aiuta gli
amici a compilare i moduli delle tasse e a fargli risparmiare i
soldi, ha una fede sincera e aiuta la sua chiesa. Soprattutto prende
sul serio il suo lavoro alle pompe funebri. Non solo è bravissimo a
capire quando spingere i parenti a spendere qualche dollaro in più,
ma è sincero nel suo controllare che le vedove reggano bene il
lutto. Ha infatti l'abitudine di confortare le sue clienti nel
periodo successivo al funerale del defunto, e senza malizia. E' così
che conosce Marge, la vedova più ricca e più antipatica del paese.
La sorella non le parla da 30 anni e i figli e i nipoti hanno
rapporti con lei solo via avvocato.
Tra Bernie e Marge nasce
un'amicizia che nel tempo si attorciglia in un rapporto prima di
lavoro, quando lei lo assume come tuttofare, e poi si strangola in
una situazione di soffocante dipendenza. Bernie si abitua troppo bene
alla vita agiata che lei gli permette, e Muriel trova in lui un
dipendente da angariare con richieste di ogni tipo. Fino a che lui
sbotta e la uccide, ma solo perché si trova sotto mano un fucile
carico.
Non è un omicidio
premeditato, è solo un attimo di rabbia che sfoga mesi e mesi di
frustrazione. Bernie non lo confessa subito perché non sa come
affrontare quello che potrebbero pensare gli altri, ed è
terrorizzato dall'idea di finire in prigione.
Cosa che rischia di non
accadere nemmeno quando lo beccano e confessa, proprio perché i suoi
concittadini pensano quasi tutti una cosa: che lui sia innocente.
Anzi, che sia vittima di una congiura da parte di figli e nipoti di
Marge per poter agguantare l'eredita. Lui confessa, ma nessuno se la
beve.
Così il procuratore
distrettuale decide di spostare il processo. Di norma è una
procedura che si fa quando l'accusato rischia di trovarsi una giuria
pregiudizievole e ostile. Questo pare sia il primo caso in cui capiti
il contrario: il procuratore teme che lo assolvano perché sono già
convinti che non possa essere stato lui. E il procuratore è
incredulo di questa sorta di allucinazione di massa che non riesce a
spiegarsi.
E l'atmosfera del film è
proprio così, un po' incredula di quanto accade e viene raccontato.
Nonostante l'omicidio venga mostrato, nonostante lo spettatore sappia
che Bernie ha ucciso, sa anche che è una persona buona. Così tanto
che, forse per senso di colpa o altro, nei messi successivi
all'omicidio e precedenti la confessione, usa molti dei soldi di
Marge per aiutare la sua comunità. E' vero che non confessa e che fa
di tutto per tenere la cosa nascosta, ma non fugge, non tenta di fare
sparire il corpo (lo infila nel congelatore subito dopo l'omicidio e
poi non riesce più a toccarlo per l'orrore che prova) e appena lo
beccano confessa tutto dall'inizio alla fine.
Questo clima un po'
incredibile si regge in parte sullo stile molto piano e quasi
didascalico di Linklater che cozza in un certo senso con una storia
un po' grottesca. Tutto viene raccontato come se non ci fosse poi
niente di strano in quanto accaduto, sempre ammesso che Bernie abbia
davvero ucciso Marge. E l'altro punto di forza sono le
interpretazioni.
Jack Black, Shirley
MacLaine e Matthew McConaughey sono rispettivamente Bernie, Marge e
il viceprocuratore. E tutti e tre riescono a spingere quel tanto che
basta per rendere i loro personaggi strani e un po' fuori dalle
righe, ma senza mai arrivare a renderli poco credibili o parodistici.
Hanno tutti modi di fare e soprattutto di essere che non sono
facilmente incasellabili nella media, ma sono tutti realistici e poco
credibili quanto la storia di cui sono stati protagonisti.
Mentirei se vi dicessi
che il film mi ha convinto al 100%, perché ha momenti in cui per me
rallenta troppo e sembra girare a vuoto, però l'ho visto da qualche
mese e i suoi personaggi continuano a tornarmi in mente. Soprattutto
quando per strada o nei bar incrocio o sento parlare persone che non
sono facilmente incasellabili. E' un film un po' storto come certe
persone.
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