martedì 2 luglio 2013

E un sacco di capelli ondulati come Liberace* - BEHIND THE CANDELABRA.

Liberace, l'originale
Behind the candelabra è un film affascinante, e a discapito del trailer e delle foto promozionali, è più sfaccettato e profondo di quanto sembri. Il che, forse, lo si poteva dire anche di Liberace, il protagonista della pellicola biografica diretta da Soderbergh, interpretato da Michael Douglas.


Immagino che molti leggendo Liberace abbiano pensato "E chi cazzo è?". E' stato uno degli entertainer più pagati di tutti i tempi, attore, cantante, presentatore di show televisivi ma soprattutto uno dei pianisti più famosi di sempre. Anzi, negli USA per parecchio Liberace era IL Pianista. Al di là del talento musicale, divenne larger than life e scelse in maniera conscia di vendere non solo le sue capacità ma se stesso come più come personaggio che come persona. Costumi sempre più eccessivi, numeri che mischiavano la musica allo show in stile las vegas, una vita vissuta all'eccesso, con spese folli, case arredate in maniera barocca ed esagerata e, alla base di tutto questo, una sessualità mai dichiarata e sempre nascosta per quanto evidente e vissuta senza vergogna ne senso di colpa.

Ed è quest'ultimo uno degli aspetti che viene affrontato nel film in maniera, pare a me si chiaro, efficace e interessante. Perché se altri autori avrebbero potuto benissimo fare un film sull'omosessualità come tema portante, Sodebergh tratta la cosa come una questione di fatto. Ci sono una persona di mezza età famosissima e dalla personalità magnetica e una persona molto giovane che si innamorano e il cui rapporto è molto molto incasinato. E la storia di come questi due si innamorino e portino avanti un rapporto che passa dall'essere molto affettuoso e di amore reciproco fino a scivolare in risentimento e dolore, mi pare sia universale al di là del genere sessuale.

Liberace, Michael Douglas

Nel film viene toccato il fatto che Liberace non dichiarò mai la sua omosessualità in vita e anzi fece causa, e vinse, contro un paio di riviste scandalistiche che lo accusarono di esserlo. E Liberace racconta al suo amante Scott di come riuscì far convivere la sua sessualità e la sua forte fede cattolica grazie a una visione mistica durante una grave malattia. Aneddoti che vengono riportati come parte di un tutto più grande e complesso.

Gorgeous George, wrestler
Mi pare insomma che nel film l'omosessualità sia data per assodata (e per nulla giudicata in senso positivo o negativo dagli autori) e che, per una volta, ci si concentri più sugli altri aspetti di questo rapporto.

Rapporto in cui l'estetica, o forse meglio il look, ha un peso fondamentale. Liberace decide in maniera molto conscia e pragmatica di creare se stesso per poter avere successo nei concerti dal vivo e in televisione. Come moltissimi personaggi dello spettacolo, è ossessionato dall'idea di invecchiare, di morire e di essere dimenticato. Quindi la chirurgia estetica, quindi i parrucchini (grande scena quando Scott scopre, solo dopo settimane di sesso, che Liberace è proprietario di uno skullet), quindi un impianto al pene per poter soddisfare il suo desiderio sessuale. Quindi la ricerca di amanti giovani e vitali. Uno di questi si chiama Scott Torton, con cui intesse una lunghissima storia, interpretato da Matt Damon.

Ric Flaier, wrestler
Niente di strano per la media delle star dell'intrattenimento. Però il tutto prende un'altra piega grazie a due momenti che sfociano nel disturbante. Dopo aver fatto sesso, Liberace confessa a Scott il suo desiderio di adottarlo. Tecnica in uso quando il matrimonio tra omosessuali non era possibile e si cercava in qualche modo di poter tutelare il proprio amato. E' però la scelta dei termini di Liberace a colpire "Voglio essere tuo amante, amico, confidente e padre". Un sentimento più vicino al desiderio di controllo e possesso che di amore e amicizia.

Sting, wrestler
Che viene sottolineato da una richiesta di Liberace: vuole che Scott si sottoponga a un'operazione di chirurgia estetica, non tanto per ringiovanirlo dato che è già giovane, ma per renderlo più simile a Liberace stesso. Magari ci leggo troppo, ma l'idea di un uomo che desidera fare sesso con una versione più giovane di se la trovo molto potente e perfetta per definire in pochi secondi tutta la personalità strabordante e bulimica di Liberace. Ma anche quella di Scott che, pure se in maniera poco convinta, accetta. Per trovarsi però anni dopo a urlare "Si è rubato anche la mia fottuta faccia!", quando le cose tra i due sono ormai risolvibili solo per vie legali.

Mohammed Alì, pugile
Tutto materiale ad alto rischio di ridicolo involontario. Però credo che Sodebergh riesca sempre a mantenersi un passo o due al di qua di questo pericolo, riuscendo semmai a far passare un'idea di quanto possa essere grottesca una vita vissuta nell'ossessione di un'ideale di bellezza inarrivabile a cui si tenta comunque in ogni modo di avvicinarsi. E in questo mi pare aiuti molto la scelta di rendere davvero ridicolo per quanto un filo inquietante solo uno dei personaggi secondari, il chirurgo estetico di Liberace, che lavorerà (e renderà dipendente da anfetamine) Scott, interpretato da Rob Lowe. Un uomo così tirato da non aver praticamente alcuna espressione ed essere ridotto a una maschera senza vita. Dotato comunque di un senso pratico e imprenditoriale eccellente. Dopo aver liftato Liberace, il pianista si rende conto di non riuscire più a chiudere del tutto gli occhi. Il buon chirurgo gli risponde "Tranquillo, così potrai vedere le espressioni di meraviglia di chi ti vedrà così meraviglioso". Che sarebbe ridicolo se non fosse una tragica costante della realtà del mondo dello spettacolo.

Goldust, wrestler
E a proposito di personaggi di contorno, gli attori secondari fanno tutti un gran lavoro. Dan Aykroid interpreta il manager di Liberace, Scott Bakula uno dei primi amanti di Scott che lo introduce a al pianista. Però personalmente ho apprezzato molto la meravigliosa Debbie Reynolds nella parte della madre di Liberace, così piccolina, dalla voce delicata e dalle movenze lente e trattenute, contrasta in maniera pesantissima il ruolo fondamentale e dominante che la madre ha avuto sulla vita del pianista. Quando Scott chiede a Liberace come si sente dopo il funerale della madre, lui risponde "Finalmente sono libero" e non aggiunge altro e l'argomento non viene più affrontato.

Se i coprotagonisti e le comparse funzionano alla grande, sono Michael Douglas e Matt Damon ad essere strepitosi. I due sanno calarsi nei panni dei personaggi, mostrandone sfumature diverse a seconda delle situazioni e tirando fuori piccoli gesti e un grande uso della voce. Douglas, che riesce a toccare il tono e il peculiare modo di parlare di Liberace ma senza cadere nella parodia, dandogli a seconda della situazione calore, desiderio o la freddezza del consumato showman. Colpisce poi il modo in cui i due riescono a mostrarsi spesso nudi in scene di intimità, sia che si tratti di sesso o di momenti di tenerezza, evitando cliché e pose da macho.

Bobbie Roode, wrestler
In questo trovo eccezionale Michael Douglas che fa vedere tutti i suoi sessanta e passa anni, con muscoli avvizziti e pettorale cadente. Una scelta ottima mostrare così tanto Liberace nudo o quasi, che contrasta con l'uomo sul palco che non può permettersi di invecchiare e perdere la sua immagine. E credo che queste scene di intimità tra i due, sia quando la storia sta cominciando e l'amore sboccia sia andando avanti tra litigi e riappacificazioni, funzionino bene perché Sodebergh riesce a mostrarceli senza sottintesi pruriginosi o ammiccanti. In queste scene intime escono sempre le due personalità che si amano anche nel contrasto: pieno di esperienza e carisma Liberace, sempre in rincorsa e meno sicuro di se stesso Scott che si trova suo malgrado rinchiuso in un rapporto che diventa più di dipendenza e da dipendente che da amante e amato. Però sempre innamorato, basandoci su quanto passa per la sua testa durante il funerale di Liberace, che muore per complicanze legate all'AIDS nel 1986. Un ultimo dialogo tra i due immaginato da Scott, una dichiarazione di amore tra le musiche del palco durante l'ascensione di Liberace al cielo.

Mohammed Alì, Liberace, Hulk Hogan. Liberace fu il timekeeper del primo Wrestlemania** di sempre.

Insomma credo sia un film dotato di vari spunti interessanti e non solo una biopic, o solo una storia d'amore o solo un dramma. Credo abbia un po' di tutto, compresi passaggi che non sfigurerebbero in qualche thriller psicologico e altri perfetti per una commedia sofisticata. Il tutto, incredibilmente, mantenendo una coerenza di fondo grazie alla capacità di Sodebergh di sfumare il tono della storia a seconda di quanto succeda ai personaggi. A tratti eccessivo, ma dopotutto è un film su Liberace che soleva dire "Si dice che troppo di una cosa buona faccia male. Io dico che troppo di una cosa buona sia meraviglioso!".


*Il titolo del post è un verso della canzone Mr. Sandman delle The Chordettes, di cui vi agevolo il video. E' solo uno degli esempi di come Liberace sia entrato nell'immaginario collettivo americano.



** Wrestlemania è lo show di wrestling più importante della maggiore promozione americana, la WWE. E' lo spettacolo che ha ridato vita al wrestling come icona pop americana.



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