giovedì 8 giugno 2017

Scrivere fumetti: la stessa tavola sceneggiata in tre modi diversi.

Una frase che incontrate spesso se seguite gente che fa un lavoro creativo è "Non importa l'idea, importa come la esegui.". In questo post vi allungo le sceneggiature di tre tavole autoconclusive basate tutte sulla stessa idea: secondo me la terza è quella che funziona meglio, ma decidete voi quale preferite.

Due di queste, la versione 2.0 e la versione 3.0, le ho spedite nelle ultime settimane agli abbonati della mia newsletter, Appunti dai tavolini di un bar. Ho pensato però che potessere essere interessante vedere anche la versione 1.0, quindi le ho raccolte qua sotto. Ma la faccio breve e vi mostro le tavole. Il titolo è lo stesso per tutte, CONSEGUENZE.



CONSEGUENZE 1.0



In caso sia illeggibile, qui trovate la versione in pdf.

CONSEGUENZE 2.0
In caso sia illeggibile, qui trovate la versione in pdf.


CONSEGUENZE 3.0
In caso sia illeggibile, qui trovate la versione in pdf.

Come potete leggere, la differenza tra la 1.0 e la 2.0 è tutta nelle didascalie. Nella seconda versione ho preferito eliminare la voce narrante del protagonista. Nonostante le frasi mi piacciano, ho l'impressione che diano una chiave di lettura troppo precisa alla tavola. Per questo motivo nella seconda versione sono solo le immagini a raccontare quel che succde, spero in maniera comprensibile.

Rileggendo la 2.0 e iflettendoci sopra, ho pensato che il punto centrale della tavola è quanto accade alla maschera, per cui nella terza versione ho deciso di concentrare l'attenzione su di lei. Ho quindi cambiato alcune delle immagini ambientate nel presente, mantenendo inalterati i flashback. Sempre senza parole, perché credo sia abbastanza comprensibile anche muta.

Certo, se siete fan del wrestling o della Lucha Libre in particolare, è probabile che cogliate al volo quanto sia drammatico lo strappo della machera per un luchador. Però viviamo in tempi in cui i tizi mascherati la fanno da padrone al cinema e in tv, quindi penso che il senso di un simbolo identitario che viene distrutto possa essere decifrabile da molti.

Questo fa sorgere una delle domande che chi racconta storie deve sempre ricordare: a che pubblico mi rivolgo? All'appassionato di un certo argomento, che non ha bisogno di essere introdotto allo stesso, oppure a quello generico, che magari non ne sa una mazza?

Trattandosi di una tavola che scrivo soprattutto per me e per esericizio, ho deciso di rivolgermi a un ipotetico appassionato. Se si trattasse di una tavola scritta su commissione per una pubblicazione generica, opterei probabilmente sempre per la versione 3.0, perché le sue immagini mi convincono di più, ma credo inserirei, con qualche adattamento, il testo della 1.0 per evitare disguidi.

Perché va bene non essere didascalici, ma essere incomprensibili è meglio di no.

Poi è chiaro che il giudice finale è sempre il lettore. Quindi decidete voi quale versione sia più comprensibile ed efficace.

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Oltre all'occasionale riflessione o aneddoto sul wrestling. Lo so, non lo avreste mai immaginato.