martedì 28 dicembre 2010

Come mi hai trovato?

Ogni tanto mi diverto a controllare quali sono le parole di ricerca che hanno portato voi amati lettori su questo piccolo blog. In mezzo a una ridda di comprensibili e aspettati "fumetti" "sceneggiatura" "cinema" o "culi", si incastonano piccole gemme che brillano con la forza di mille soli nel tracciare vite e personalità quanto meno interessanti. Queste sono alcune delle parole che vi hanno portato qui. Vediamole insieme

-tremors 5- e variazioni sul tema è la chiave di ricerca numero uno. Mi fa piacere perché significa che non sono il solo ad aspettare l'arrivo del fantomatico quinto capitolo di Tremors, uno dei migliori film di sempre. Al secondo posto invece qualcosa di completamente diverso.

-Nane che scopano- I gusti sono gusti e anche il piccolo popolo sa amare ed essere amato. Mi toccherà parlare ogni tanto dell'argomento, se non altro per non deludere le aspettative degli appassionati. Penso siano sempre gli stessi ad arrivare cercando -nane che trombano- -nane che fottono- e similari. Chissà se sono gli stessi invece che cercano

-clit enormi- e altre declinazioni della stessa pietra filosofale. Che magari oppure no si accompagna a chi ha più che cercato sostenuto che

-ho la figa enorme- enorme norme orme rme me…

-spacco il culo ai passeri- e altre declinazioni della stessa frase, comprese -spacca il culo ai passeri- -origine spacco il culo ai passeri- e l'imperativa -spaccare il culo ai passeri!!!!- ma non mi stupirei rientrasse comunque nelle ricerche di materiale porno per utenti di nicchia

-google.you.porn.la.vacca.del.manzo- che suppongo abbia lasciato cocenti delusioni e mani e altro in mano a chi l'abbia cercato qui

-i neri hanno il ritmo nel sangue- perché se internet è pieno di banalità si vede che a qualcuno piace leggerle

-le cose che fanno la domenica- che se leggo tra le righe mi mette addosso una tristezza che la metà basta

-picchiatore cercasi- e altre 4-5 versioni dello stesso. quasi quasi sento un paio di amici e mettiamo su un business.

-tremore al pene- chiama subito un dottore. o i bangbros.

-a roberto recchioni piace capitan novara- chiedilo a lui, di solito risponde.

-baldracche di lusso- lieto di averla tra i miei lettori, Presidente.

-bombe atomiche e nucleari versione bambini- avrei voluto averti come zio

-come si pratica il sistema riproduttivo- lascia perdere che poi ti trema il pene

-come spaccare un culo ad un uomo- potresti cominciare dai passeri e poi un passo alla volta

-nebo genoma data di nascita- chiedilo a lui che gli piace conoscere gente.

-dante spaccare culi- io sapevo che ci fece trombetta ma non si può mai dire

-film sul pene tipo tremors?- quando lo trovi non venirmelo a dire

-i tempi vanno per le lunghe- signora mia

-macchine mortali che funzionano- sei il Wile E. Coyote, t'ho beccato!

-mi piaci da impazzire- non fare così che arrossisco

-mi è venuto il tegolino- e son soddisfazioni che vanno urlate all'internet

-patacche polacche- mi piace da morire come suona, sembra il nome di un gruppo di coriste da balera romagnola

-perché carne umana tremore mani- forse perché ne hai mangiata troppa

-scopate villiche- o forse volevi dire villose?

-un completo idiota- direi che sei nel blog giusto



Chissà se alla fine del 2011 le nane riusciranno a scalzare tremors e scopare sulla vetta della classifica. Fino ad allora voi continuate a cercarmi che io segno tutto.



giovedì 16 dicembre 2010

Leslie Nielsen sul Pianeta Proibito

"Ed: Non è così che deve morire un uomo.
Frank: Hai ragione Ed. Un paracadute che non si apre. Questo è un bel modo di morire. O restare intrappolato tra gli ingranaggi di una macchina. O un lappone che con un morso ti strappa le palle! È così che me ne voglio andare." Da Una pallottola Spuntata.

Di Leslie Nielsen giornali e tv hanno ricordato solo la sua carriera comica. Ora, è vero che bene o male è grazie ai film con il trio Zucker Abrahams Zucker che Leslie è entrato nella storia del cinema e sopratttuto in quella della commedia, però che nessuno tra i commentatori abbia fatto cenno alla sua carriera precedente è un peccato. Se non altro perché prima di essere il tenente Drebin della squadra di polizia, è stato il comandante John J. Adams in Il Pianeta Proibito.

La storia in breve: la missione di salvataggio capitanata da Adams giunge su Altair IV in cerca dei sopravvissuti di una precedente missione esplorativa. Qui trovano il Dr. Morbius (nome bellissimo), sua figlia adolescente Alta (bellissima di suo) e il loro robot tuttofare Robby (mio padre ce lo aveva da bimbo). Oltre a una misteriosa creatura invisibile che attacca la nave di Adams e i suoi uomini…

Il film mostra tutti i suoi anni però continua ad affascinarmi grazie a due aspetti particolari. Da una parte la creatura invisibile a caccia di persone (che si scopre essere nient'altro che l'id represso del dottor Morbius), presenza inquietante che va e viene e che si mostra in una breve scena animata che vista da bimbo fece il suo porco effetto su di me. A distanza di anni continua a colpirmi, soprattutto per l'intuizione di rendere visibili solo i contorni del mostro anche quando si palesa, lasciandolo così in gran parte ricostruire alla mente dello spettatore. Secondo me funziona ancora alla grande.


Secondo aspetto è la descrizione della gigantesca macchina che fa andare avanti i macchinari di Altair IV. Si tratta di macchinari colossali da fare invidia a Kirby e ai suoi nuovi dei: un gitantesco edificio cubico sotterraneo di 30 km di lato! Alimentato da più di 9000 reattori termonucleari! Comandato dalla mente di un solo uomo! Le immagini che ce lo mostrano anche se brevi riescono a farne intuire le dimensioni esagerate e mi hanno sempre lasciato con la voglia di saperne di più.

Rivisto a posteriori poi è interessante vedere come abbia influenzato Star Trek. Abbiamo una missione che gira per l'universo, l'incontro con una civiltà avanzatissima e il rischio/opportunità di carpirne i segreti, un genio/scenziato con cui parlamentare e fondali di cartone dai mille colori. Senza tralasciare il fatto che il capitano Adams si tromba la bellissima in gonnellino. Ma quest'ultimo aspetto verrà portato ad arte dal Capitano Kirk trombando la dove nessun uomo ce lo ha messo prima.

Quindi si, la scomparsa di Leslie Nielsen ha toccato ben più di una generazione di appassionati di cinema di vario tipo. Peccato che, a quanto pare, il dvd con l'audio in italiano non sia mai stato pubblicato.

p.s.
vi ricordo che avevo parlato anche della serie televisiva Police Squad! che lo vide protagonista, qui.

lunedì 13 dicembre 2010

Salesman Pete

Gran bel cortometraggio animato di autori francesi.

Salesman Pete from Salesman Pete on Vimeo.



Trovate immagini e trailer della lavorazione sul blog dedicato

http://salesman-pete.blogspot.com/

e altra bella roba da vedere sui loro rispettivi blog e siti

http://maxloubaresse.blogspot.com/

http://vivienanthony.blogspot.com/

lunedì 15 novembre 2010

L'isola del Dr. Stevenson.

"Mi dicono che ci sono persone alle quali non interessano le mappe, ma faccio fatica a crederlo. I nomi, i contorni delle foreste, le linee delle strade e dei fiumi, le impronte della preistoria dell’uomo ancora chiaramente rintracciabili tra colline e valli, i mulini e le rovine, i laghi e i battelli che li solcano, magari anche un menhir e un circolo druidico nella brughiera; lì è rinchiuso un fondo inesauribile di interesse per ogni uomo che abbia occhi per vedere o un’immaginazione da due soldi per comprenderne i segni! Tutti i bambini si ricordano di essere stati sdraiati con la testa nell’erba a fissare una foresta piccolissima, immaginandola popolata da schiere di fate." Robert Louis Stevenson.

Leggendo i blog di Rrobe e di Giorgio Salati ho scoperto che sabato scorso è occorso il 160esimo della nascita di Robert Louis Stevenson. Per me Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Signor Hyde è uno dei classici che vanno letti se si vuole anche solo azzardarsi a raccontare storie, ma un paio di settimane fa ho letto L’arte della scrittura, raccolta di articoli dall'argomento intuibile. e di estremo interesse Gli articoli sono apparsi originariamente tra il 1881 e il 1894 e mi hanno colpito per quanto risultino ancora attuali in molti aspetti. Difficilmente ci troverete qualcosa di innovativo, ma a posteriori rende meno innovativi e moderni buona parte dei manuali di scrittura dei nostri giorni.
Per le vostre solitarie sbronze di coppia.

Tolta la parte più biografica che trovo comunque interessante, di come L’isola del tesoro sia nata dal disegno di una mappa e della sua fascinazione di bambino con cartine e atlanti fino ad alcuni incontri che lo hanno aiutato a diventare autore di fama, a risultare ficcanti sono le riflessioni di R.L. sull’arte dello scrivere.
La mappa ritorna come simbolo di quella preparazione della trama e della documentazione che precede il mettersi al tavolo di lavoro.

"Ma, anche per i luoghi immaginari, gli sarà comunque utile tracciare una mappa quando si accinge a descriverli: studiandola, si materializzeranno relazioni alle quali prima non aveva pensato; scorciatoie ovvie, anche se insospettabili, e impronte per i suoi messaggeri. E anche quando una mappa non costituisce il cuore della vicenda, come in L'isola del tesoro, vi si troverà comunque una miniera di spunti."

Il lavoro pone poi l'autore di fronte alla scelta delle parole migliori, la revisione del testo, la costruzione di una trama robusta ma che non sia intricata senza motivo e nel tentativo di trovare un giusto ritmo. Il tutto nella ricerca di un equilibrio efficace che consenta allo scrittore di trasferire dalla sua mente quello che la anima in maniera bellissima e perfetta alla mente del suo lettore, sedendosi alla scrivania con le maniche arrotolate e, nelle sue parole “...fare un passo indietro, indossare gli abiti da lavoro, e diventare un artigiano.”

Tutto questo rientra nella sentita etica dello scrittore a cui Stevenson dedica un articolo intero. Conscio del ruolo centrale dello scrittore nella veicolazione della cultura e delle informazioni, mettendo sullo stesso piano narrativa e giornalismo, sottolinea la necessità dell’autore di essere onesto nei confronti del lettore per renderlo una persona più colta e migliore. Senza togliere nulla alla letteratura avventurosa e che oggi chiameremmo d’evasione che allieta gli animi e allarga gli orizzonti, mantenendo fede alla necessità di un’etica forte da parte dell’uomo di lettere, Stevenson dice peste e corna di un certo tipo di giornalismo americano e parigino interessato solo alla quantità e spettacolarità dei pezzi a discapito della veridicità e liceità di quanto scritto e riportato.

“La sostanza di quello che oggi conosciamo o ignoriamo del bene e del male, dunque, è opera, in larga misura, degli scrittori di professione.” Robert Louis Stevenson.

1881. Sembra scritto settimana scorsa.

p.s.
Se non l'avete ancora fatto recuperate la miniserie Jekyll, ne avevo parlato qui.

martedì 26 ottobre 2010

5 motivi per cui seguo Sinfest da anni

Qual'è il vostro webcomics preferito?

Il mio è Sinfest di Tatsuya Ishida. Si, ne seguo parecchi e alcuni li trovo molto belli, ma Sinfest è l'unico che leggo ogni giorno da anni senza "pause di riflessione" o lasciandolo accumulare per "quando c'ho tempo". A pensarci bene ci sono almeno 5 motivi per cui non lo mollo mai:

1) L’umorismo. Sinfest a volte mi fa sganasciare come un babbeo, a volte mi fa sorridere ironico ma riesce comunque a lasciarmi sempre con una sensazione divertita in testa. Ishida passa senza sforzo dall’umorismo adolescenziale a base di sesso, droga e stupidera a quello politico e sociale senza dimenticare stilettate alla sfera religiosa, alla cultura pop e in particolare al mondo delle strip. Il ritmo delle battute è ben calibrato, le situazioni comiche si ripetono raramente e il contrasto tra lirismo e trivialità gli permette di essere serio quando serve senza sfociare in trombonate drammatiche o pompose.

2) I disegni e lo stile di Ishida. Data la comicità della serie l’espressività dei personaggi è essenziale e in questo credo che Ishida dia la biada all'autore medio di webcomics. E’ l’intera strip, intendo anche l’ambiente in cui si muovono i protagonisti a essere viva e a donarle un’atmosfera leggera in cui tutto è usato per scatenare la risata nel lettore e calarlo in un ambiente divertente. Sono evidenti le influenze del fumetto giapponese comico come Arale, di quello underground americano dei primi anni '90 e quello di mostri sacri come Schulz, Gottfredson o Kelly, però Ishida riesce nel tempo a farli suoi giungendo a una sintesi piuttosto personale che dona un certo carattere alla strip.

3) I personaggi sono a tutto tondo. Nonostante siano facilmente riconducibili a tipi umani classici, come il ventenne-quasi-trentenne che non vuole crescere e passa il tempo con il suo amico scoppiato a parlare di figa, la tipa gnocca eco-coscente con le farfalle in testa, il nerd che passa le giornate sui libri ecc ecc, negli anni sono tutti cresciuti mostrando caratteri pieni e sfumati. Sia chiaro, non parlo di profondità e crescita anagrafica alla Doonesbury, ma siamo lontani dai soliti cliché e quando ci sono vengono usati in maniera conscia e interessante. Stessa cosa per il cast di personaggi secondari piuttosto vario che comprende tra gli altri il Diavolo, sempre occupato a portare avanti l’inferno che conduce come un’azienda, il duo di angeli/evangelisti o l’integralista che tentano in tutti i modi di fare prosetilismo, Gesù, Barack Obama che gira il mondo insegnando il Funk, o Dio, che passa le sue giornate giocando con piccole marionette dalle fattezze dei personaggi. Ogni tanto appare anche un autore di fumetti, che potrebbe essere o meno Ishida stesso.

4) La costanza dell’autore. Sinfest è online dal 2000 e aggiornato giornalmente. Prima del 2006 ha avuto qualche momento di buio, in particolare quando ha subito un restyling consisstente. Dal 2006 circa però è aggiornato ogni giorno. Questa continuità non è un bonus fine a se stesso ma premia tutti. Ishida si è creato nel tempo uno zoccolo duro di fan mantenendo un patto non scritto che qualunque autore di strip giornaliere stipula con i lettore ma in pochi riescono a mantenere. I lettori si godono ogni giorno la loro dose di Sinfest rimanendo in attesa della successiva. E Ishida riesce a sfruttare il gran numero di strip per dare una profondità alla sua opera che non sarebbe possibile con aggiornamenti diradati nel tempo che allontanerebbero i lettori dai personaggi. In questo modo il ritmo stesso della produzione diventa parte integrante del racconto, mettendo il suo autore nella posizione di dover calibrare il contenuto delle sue idee al contenitore scelto mantenendolo sempre fresco e interessante. Il che è valido per ogni storia e il suo formato, ma l’idea di dover scrivere una strip al giorno per 6 anni di fila mi fa rizzare i peli sulla schiena per tutte le difficoltà che di sicuro incontra. Tanto di cappello a Ishida.

5) Le tavole domenicali. Da qualche tempo Ishida si è preso la briga di aggiornare la strip di domenica con una tavola domenicale in perfetto stile da quotidiano americano. Oltretutto a colori, con materiale sempre inedito e sfruttando la tavola per sperimentare con tempi e modi diversi di raccontare. Spesso si lascia andare a tavole mute in cui il colore supplisce alla mancanza di parole. A volte le usa per tirare le somme delle piccole storyline che porta avanti nelle strip regolari. Altre volte sono assoli di un singolo personaggio che ne definiscono il carattere o la funzione nel giro di 10 vignette o meno. Sono tavole in cui spesso a farla da padrone è il silenzio, la pausa prolungata e l'uso degli ambienti per rendere una gag comunque comprensibile.

Tutto questo per dirvi che leggendo Sinfest è chiaro come Ishida ami profondamente il fumetto e la strip come formato e cerchi di sfruttarne al massimo ogni aspetto e trucco per raccontare al meglio le vite dei suoi personaggi. Continuo a seguirlo non solo per il piacere che ne ricavo dalla lettura ma anche per studiarne i tanti piccoli trucchi che una costanza del genere richiede.

Come quasi tutti i webcomics Sinfest è gratis. Gli archivi li trovate online qui per cui fatevi un opinione vostra leggendovi qualche decina di strip e se vi piace spargetene il verbo, che ho sempre l’impressione che goda di meno riconoscimenti di quanti credo ne meriti.

giovedì 14 ottobre 2010

Tumore, trapianto e cadaveri che tornano utili

Ciao a tutti, mi chiamo Davide Costa e sono un paziente trapiantato.

Nella notte tra il 5 e il 6 ottobre del 2008 mi sono dovuto sottoporre a un trapianto di fegato da cadavere. Praticamente sono diventato uno zombie per il 2% circa del mio corpo.

Motivazione del trapianto: recidiva di carcinoma fibrolamellare nella forma di alcuni noduli ben piantati nel mio fegato. In parole povere c’erano dei piccoli tumori che crescevano e si moltiplicavano come piccoli cristiani alla conquista di una terra che non li desiderava.

Recidiva perché il cancro mi è stato diagnosticato per la prima volta nel 2006. Era un massa di un chilo e duecento grammi che aveva sostituito circa il 75% del mio fegato e venne estratto senza troppi problemi. Nel 2008 però Il Tumore Colpì Ancora e mi dovetti inserire nelle liste d’attesa per il trapianto.

Come probabilmente sospettate, il trapianto è andato a buon fine. Non è stata una passeggiata, devo sopportare una salute non proprio d’acciaio e qualche fastidio dovuto alle terapie immunosoppressive ma, se non avessi acconsentito a farlo, ora vi scriverei dall’oltretomba o verrei a trovarvi nei sogni mettendo in disordine i vostri ricordi. Invece sono ancora qui che cammino, faccio cose e vedo gente.

Tutto per merito del cadavere di cui sopra che quando era in vita ha deciso che alcune sue parti potevano venire bene a qualcuno da qualche parte. Magari l’ha fatto perché voleva essere utile a qualcuno. Forse sperava di togliersi un peso dalla coscienza o dallo stomaco. Magari lo ha fatto perché convinto che in questo modo non sia davvero morto, per cui mi premuro ogni tanto di massaggiarmi il fegato per fargli due coccole. Gli offrirei pure un buon wisky ma l’alcol mi è precluso. Oppure odiava lo spreco, adorava riciclare il più possibile e, prima di farsi tumulare in una fossa per il compostaggio come stanno sperimentando in Svezia, si è fatto espiantare gli organi per essere più eco compatibile dei suoi amici fricchettoni.

Chiunque fosse questa persona, qualunque sia stata la sua motivazione, è a essa che dovete la mia presenza in questo frangente della realtà. Da quando mi sono sottoposto al trapianto più di una persona si è complimentata con me per averlo fatto. Ecco, io non ho fatto nulla di strano, mi sono limitato a scegliere di non farmi mangiare vivo dal cancro. Una scelta che penso in pochi non farebbero. Se volete fare i complimenti a qualcuno, dovreste rivolgerli a chi custodiva il fegato prima di me, e a tutte quelle persone che decidono di regalare a degli sconosciuti qualche scians in più di sopravvivere. Io mi sono limitato a prendere una tessera “Esci gratis di galera” da Cancropoli del cancro e a incrociare le dita. E le tengo ancora incrociate.


giovedì 16 settembre 2010

Dolph Lundgren - A Little Less Conversation

Miglior video musicale dell'anno.



Si può avere la versione con tutto il cast di Expendables che lo accompagna ballando?

martedì 14 settembre 2010

James Wood - Come funzionano i romanzi

James Wood, senza S finale, professione critico di letteratura, da non confondere con James Woods, attore.
E occasionalmente ammazza vampiri.

Nonostante il titolo possa mettere il dubbio, Come funzionano i romanzi non è un manuale che insegni a scrivere. E' un saggio di critica letteraria in cui Wood si sofferma su alcuni aspetti essenziali del romanzo: lo stile dell’autore, la natura del personaggio e la differenza tra realismo, realtà e la loro rappresentazione in narrativa. Tutto questo viene esposto analizzando passaggi tratti dal lavoro di romanzieri degli ultimi due secoli, mettendo in luce meccanismi che se siete lettori vi passano sotto gli occhi da anni ma che magari non avete mai notato consciamente. Sono punti importanti perché a mio modo di vedere danno alcuni strumenti al lettore facendolo passare da mero fruitore passivo a lettore attento e curioso. Il che potrebbe essere il primo passo per diventare uno scrittore, quindi forse molto alla lontana si tratta di un Manuale di lettura per futuri scrittori.

Twilight è una cagata pazzesca!

Wood gode poi della capacità di trattare un argomento, reso a volte ostico e noioso dalla scuola, in maniera leggera, interessante e quasi avvincente, non perdendosi in lunghe digressioni ma dando solide basi da cui partire per appronfondire se interessati. Ed è proprio in questa capacità di invogliare il lettore a proseguire la ricerca andandosi a cercare magari gli autori citati che risiede la forza di questo saggio.

Per lo meno con me c’è riuscito lasciandomi una scimmia mastodontica di rileggere a distanza di anni o scoprire per la prima volta autori come Kafka, Foster Wallace, Green, Joyce, James, Dickens e molti altri.

Fottutissimi fanboy del cazzo.

Credo che per un critico e divulgatore portare un suo lettore a volerne ancora sia un risultato grandissimo. Buttateci un occhio che magari stimola anche voi.

lunedì 6 settembre 2010

I Sell The Dead

Due ruba cadaveri ottocenteschi sbarcano il lunario trafficando con uno scenziato pazzo. Poi iniziano a trovare corpi peculiari: vampiri, zombie, extraterrestri. Gli affari hanno un’impennata ma la concorrenza inizia a storcere il naso…




I sell the dead è una commedia nera strettamente british, sia per l’ambientazione che per lo humor mai urlato, sempre in punta di vanga, che ti porta più che a ridere sguaiatamente a sorridere per quasi tutta la breve durata della pellicola. Non manca qualche gag fulminante ma non si tratta certo di un film dal ritmo a rotta di collo. Anzi in un paio di passaggi il ritmo cala senza però grossi tonfi e si tratta di pochi momenti che non ne inficiano la qualità totale.

Ottima l’atmosfera plumbea e fumosa della brughiera, anche se ammetto che non ho capito se si tratti di Londra, Dublino o altra città isolana. Importa poco perché non è la ricostruzione storica ad avere peso ma la messa in scena di un certo immaginario horror gotico, tra Poe e la Hammer, in cui far muovere pittoreschi personaggi. Ed è proprio l'efficacia con cui vengono dipinti diversi tipi umani con pochi tratti ad avermi stupito maggiormente: il locandiere, il medico pazzo, un paio di becchini e soprattuto i membri della gang dei Murphy che appaiono poco in video ma con sanno subito di vivo e vissuto.

Produzione piccola e imperfetta ma cazzuta nei risultati. Pare ne stiano discutendo un seguito.

sabato 28 agosto 2010

Tremors 5 - The Thunder from Down Under

Pare che sia in lavorazione il quinto episodio di Tremors. Come dissi qua, il primo Tremors è uno dei miei film preferiti, non mi stanca mai e ogni volta che passa in tv mi ci trovo invischiato dentro. Anche la scorsa domenica sono caduto nella trappola guardandomelo dopo pranzo e poi ho dato un giro di google cercando per l’ennesima volta curiosità sul film, imbattendomi in notizie scarse, contraddittorie e tutt’altro che certe su questo fantomatico quinto capitolo, TREMORS 5: The Thunder from down under.


"Allora, ci stai per il quinto episodio?"

Ammesso che la cosa succeda davvero, sembra che il nuovo film sarà ambientato in Australia (!), dovrebbe vedere il ritorno di Fred Ward, Michael “Burt Gummer” Gross e addirittura Kevin Bacon (!!), avere la partecipazione di Crhistopher LLoyd (!!!) (che interpreta uno scienziato pazzo nella serie televisiva) e ci potrebbe scappare pure una parte per Paul “Mr Croccodile” Hogan (!!!!). Quest’ultimo ce lo vedo a parlare coi vermoni e ipnotizzarli facendogli le corna, magari mentre una coppia di assblaster frulla nell’aria con slow-no alla John Woo.

"QUALCUNO CHIAMI IL MIO AGENTE!"

Considerando che le ultime notizie incerte risalgono all’anno scorso, mi pare che si tratti di un classico caso di development hell. Però io sotto sotto sono un bambino che sgrana gli occhi di fronte ai mostroni e mentirei se dicessi di non sperare che la cosa vada in porto. Gira voce che esca il 25 dicembre del 2010 in dvd. Chissà che il buon vecchio gesù non ci metta una buona parola, magari è un fan della serie.


martedì 17 agosto 2010

Agosto, moglie mia non ti conosco

Ho scoperto Achille Campanile grazie al mio nonnino più o meno dieci anni fa. Mi ricordo che stavo cazzeggiando in rete quando lo sentii ridere di gusto dalla sua camera. Fin li tutto normale dato che mio nonno era un tipo allegro di natura a cui piaceva leggere barzellette o guardare roba comica in tv. Per dire, guardava i Simpsons dopo pranzo ogni giorno. Però quel pomeriggio le risate erano continue, andavano su e giù di tono, s’acquietavano e poi ripartivano stile mitraglia. Potevo sentire che gli lacrimavano gli occhi. Dopo una ventina di minuti mi alzai pensando “Bon, gli ottanta li ha passati, al 2000 ci è arrivato, ormai ce lo siamo giocato.” e andai in camera sua. Trovandolo che ancora rideva con un libro dalla costa arancione in mano.
“Nonno, tutto a posto?”
“Si!” e croscio di risa “Sto leggendo Campanile” si asciuga gli occhi “Lo conosci?”
Mai sentito prima.
“Magari poi ci butto un occhio…” e con fiera spocchia adolescenziale me ne torno a cazzeggiare in rete.
Per fortuna dopo un paio di giorni mi appioppa il libro in mano dicendomi di leggerlo. Si intitola Agosto, moglie mia non ti conosco. Me lo bevo in un pomeriggio ridendo come un cretino in preda a crisi isteriche. La storia in brevissimo:

In un alberghetto sul mare si ritrova un gruppo di personaggi assortiti, in vacanza. Questa però è rovinata da un fattaccio: molti e molte di loro sono intrappolati in cinture di castità. E le chiavi sono finite in mare durante una tempesta. Tutti tentano di trovarle. Frattanto misteriosi furti avvengono nell’albergo, una ragazza non si vuole sposare, l’albergatore tenta di passare inosservato e l’eroico granatiere flette i muscoli sollevando l’obice.

Cliccala che si ride un casino!

Grazie a un paio di post scritti da un amicicio dell’internet che me lo ha fatto tornare in mente, mi sono riletto Agosto un paio di settimane fa, in un pomeriggio, e ho riso tutto il tempo come un cretino in preda a crisi isteriche. Ricordavo alcuni personaggi come l’eroico granatiere o i vari palombari che si incontrano lungo la storia. Ma avevo dimenticato del tutto la comparsata di Fantomas, i due fidanzati sadomasochisti e il malefico precettore che con il suo vile ingegno e malvagio piano rende orrenda la vita della giovinetta.

Quello che me lo fa adorare è la capacità di Campanile di deridere tutto e tutti, dal provincialismo genetico della società italiana ai cliches delle storie di mare passando per certi personaggi del romanzo d’appendice e romantico. Il tutto come detto mantenendo un ritmo che non stanca mai grazie all’arrivo in scena di personaggi sempre interessanti, colpi di scena da foulleton a una prosa funambolica. C’è nel romanzo una leggerezza di fondo, una freschezza nel modo di raccontare la storia che anche a distanza di dieci anni me lo ha fatto gustare in un soffio. Ed è incredibile pensare che possa risultare così moderno sia nell’impianto che nella prosa, considerando che la prima volta è stato pubblicato nel 1930. Dopo averlo letto e riletto capisco un po’ di più cosa piaceva al mio nonnino, cosa lo faceva ridere come un bambino anche passati gli ottanta anni e come mai una persona nata tra le due grandi guerre potesse ridere e capire i Simpsons.

La BUR lo ha ristampato da poco, fatevi un favore e leggetevelo in queste ultime settimane d’agosto.

martedì 27 luglio 2010

Pusher Trilogy di Nicolas Winding Refn

Si tratta di tre storie che vedono protagonisti spacciatori a Copenhagen. Prima di andare avanti, una precisazione.


Anche se viene chiamata trilogia si tratta di tre film autonomi legati tra loro per l’ambientazione, il tema e soprattutto lo stile. Non è cosa da poco, dato che potete così vedervi il primo sicuri di arrivare a una fine e se vi è piaciuto passare ai successivi. In tempi in cui trilogia è quasi sempre sinonimo di “un atto per ciascun film”, è tutto grasso che cola.

Quello che la rende una trilogia con una sua coerenza di fondo è lo stile utilizzato per la messinscena, che si distanzia anni luce dalla rappresentazione hollywoodiana e fighetta degli spacciatori e dei film dedicati alla droga. Qui chi spaccia non è un figo della madonna ben vestito con macchinone, villa e troia d’altro bordo. Qui troviamo persone comuni che abitano case squallide, si muovono in un ambiente banale e le loro troie sono solo prostitute tutt’altro che belle. Non credo sia un caso se i pochi personaggi dotati di soprannome facciano una fine pessima o sembrino i più scoppiati del gruppo.

Altro stacco violento rispetto ai cliché soliti: quando il colpo del protagonista, di solito un semplice acquisto di droga, va in merda, non c’è il guizzo di genio, la trovata fantasmagorica che accompagnata da dialoghi brillanti e inquadrature leccate lo tira fuori dai guai. No, qui sono cazzi acidissimi, una corsa furiosa per salvarsi la pelle sfruttando ogni aggancio, ogni scusa, qualsiasi cosa per arrivare vivi alla fine della giornata e portare avanti la propria squallida esistenza. E’ vero che il secondo finisce con una labilissima speranza di rinascita, ma il finale del primo è un macigno pesantissimo su qualsiasi illusione. E l’ultima inquadratura del terzo lascia un senso di vuoto e squallore difficilmente ignorabili.

Si, allegria da ogni fotogramma direi. Però è proprio questo che mi ha affascinato, questo tentativo di andare contro i cliche di un genere cercando di non suonare tronfi, moralisti o educatori. Secondo me ci riesce spesso, cadendo raramente in scene forzate o che ne diluiscono la forza narrativa. Il tutto è aiutato dal casting, sia per i protagonisti che risultano molto convincenti nelle loro parti, sia per le figure di secondo, terzo o ultimo piano, lontani da una certa omogeneità nei volti e "fotomodellizzazione" dei fisici che si trova nel cinema più mainstream che rende tutto plasticoso e finto. Qui al contrario si vedono corpi realistici e veri che rendono il tutto più credibile.

In sintesi, da recuperare.

p.s.

L’ho scoperta grazie al sempre ottimo blog Evil Monkey Says, bookmarkatelo.

lunedì 12 luglio 2010

Ai miei tempi i punk andavano a vapore e le matrici si spezzavano.

Grazie a un doppio colpo di culo mi sono accaparrato per 6 euro totali La matrice spezzata di Bruce Sterling e Steampunk di Paul Di Filippo. Quando dico che girare per bancarelle dell'usato fa bene al portafoglio e alla propria libreria, ci ho ragione, ci. ho.

Euro ben spesi per colmare una lacuna non da poco nella mia libreria leggendo due pezzi da 90 della letteratura sci-fi e capire da dove vengano un sacco di idee e atmosfere cyberpunk e steampunk che vanno per la maggiore nei rispettivi reparti della narrativa.

Tra i due il più divertente è Steampunk, sia per le idee irriverenti che lo affastellano, dalle tecniche usate dalla regina Vittoria per intessere rapporti altolocati, al protagonista razzista fino al midollo di Ottentots, fino ai siparietti che vedono Walt Whitman ed Emily Dickinson tubare nel terzo racconto di questa trilogia. Per non parlare del feticcio su cui ruota l'intera ricerca del secondo. E la comparsata del Brumoso Lovecraft? Ecco, l'aspetto punk inteso come rottura dei canoni, derisione dell'establishment del tempo sottolineandone sia la grande effervescenza di idee che il contemporaneo immobilismo sociale qui ci sono tutti, inseriti nella società ottocentesca come tanti piccoli barilotti di polvere da sparo per creare scompiglio in un genere che a volte pecca di ingessature e seriosità. Fatto sta che ora mi è salita una discreta scimmia di recuperare altro di Di Filippo oltre alla divertente raccolta L'Imperatore di Gondwana, e mi sa che dovrò rivolgermi ai testi in lingua originale. Ce la posso fare.


Anche in Schismatrix la componente punk eversiva è essenziale. A partire dal suo protagonista Abelard Lindsay, vero e proprio paria della società spezzata che sfrutta tutto, dalla tecnologia su cui riesce a mettere le mani alle persone che riesce a convincere, per sopravvivere, portare avanti i suoi piani di vendetta e tentare di sovvertire l'ordine costituito infilandosi nelle pieghe marginali della società in cui si trova di volta in volta. Al contrario di Di Filippo però non c'è molto spazio per le risate, anzi. Il tutto è piuttosto cupo e grigio, pieno di spazzatura umana e non. L'aria è malsana, la natura è quasi del tutto sterile e non si trova mai un taxi quando te ne serve uno. Insomma tutto molto interessante, discussioni sulla natura umana e della società. Però ogni tanto fattela una cazzo di risata, eh.


In sintesi se è vero che i due lavori hanno avuto grande influenza nei generi di appartenenza, ho l'impressione che in larga parte abbiano influito più sul reparto "estetico", di ambiente ed esteriore e meno su quello "politico" e di idee, probabilmente perché questi ultimi aspetti sono meno facili da replicare, necessitando di teste pensanti sia dietro alle tastiere che di fronte alla pagina stampata. Ma sono solo felice di essere smentito, e se avete letture da proporre fatevi avanti che per i consigli c'è sempre spazio.

giovedì 1 luglio 2010

Gladiators Vs Werewolves e cosa si intende per High Concept

Per i pragmatici e sintetici americani l'High concept non è altro che la riduzione in 3-4 parole dell'idea di base del film che si vuole piazzare. Non importa che la si voglia presentare al produttore per realizzarla o al pubblico per vendergliela, è utile in ogni caso. Ecco, oggi la AV Pictures mi ha conquistato con 2 semplici parole, il Vs lo considero un apostrofo rosa tra le parole "DAMMELO ORA!" :

"Homo homini lupus est mazzatus in da faces"


Voglio dire, con un titolo così, cos'altro vuoi sapere?

QUANDO CAZZO ESCE!?!?

Probabilità cazzata altissima ma sticazzi, co sta premessa sono già felice.

martedì 22 giugno 2010

Phineas & Ferb e la colazione dei campioni

Phineas e Ferb sono due fratellastri dotati di due caratteristiche che li rendono i miei begnamini della colazione: fantasia sfrenata e manualità senza confini.

E sanno come rilassarsi.

Vivono quel periodo bellissimo della vita che sono le vacanze estive quando eri ancora bambino e avevi tempo libero a strafottere da riempire come meglio credevi, e loro lo riempiono ad esempio pimpando la macchina della madre e gareggiando a una gara stile Daytona. Oppure creano una spa nel loro giardino, oppure una spiaggia completa di palme, hawaiani che ballano la hula e mare, in cui organizzano una gara di surf. Il tutto all'insaputa dei loro genitori e per il nervosismo della loro sorellastra maggiore che spera sempre di sputtanarli, ma non ce la fa. Tiè.

Inoltre hanno la fortuna di avere come animale casalingo un Ornitorinco di nome Perry che non sembra particolarmente brillante:


ma in realtà è, a loro insaputa, l'agente P, membro dell'O.W.C.A. alle prese contro lo scienziato pazzo Dr. Doofenshmirtz. E giuro che Perry è uno degli agenti segreti più fighi della storia.

Oltre a portare un cappello cazzutissimo.

La serie attualmente viene trasmessa la mattina su raidue intorno alle 8. E' molto divertente, ha un ritmo della madonna, idee brillanti e numeri musicali brevi e dal ritmo che ti si chiava in testa e ci rimane tutto il giorno. Inoltre ha il grandissimo pregio di avere protagonisti propositivi, allegri, tranquilli senza essere perfettini o insopportabili. Grande serie da seguire.

giovedì 3 giugno 2010

Bombe atomiche e bambini impressionabili

Clicca per sentire le radiazioni

L'immagine che apre il post è tratta da un test nucleare tenuto dai francesi negli anni '70 ed è una delle mie immagini preferite in assoluto che mi accompagna da almeno 25 anni.

Mi ricordo di averla vista per la prima volta da bambino in un librone cartonato che si intitolava qualcosa come "Il grande libro della SCIENZA". Scienza era scritto così, tutto maiuscolo con caratteri grossi e in rosso. Gli mancava solo il punto esclamativo.

Quest'immagine l'ho sempre trovata bella, affascinante e terribile allo stesso tempo. Perfettamente umana e aliena. E' così piena di forza e distruzione, ricolma di domande che richiedono una risposta e scintillante di storie che vanno scoperte e raccontate. E' probabilmente per colpa di questa singola immagine se mi interessa la scienza nei suoi aspetti spettacolari e folli, gli scienziati come Tesla, gli esperimenti sugli elefanti in acido e tutta quella narrativa pop che vede in grossi botti e roba strana il suo cuore caldo e pulsante.

E oggi, saltando da un link a un altro, credo di essermi imbattuto nel video che documenta l'esplosione da cui è tratta la foto.



Mi sento un po' bambino di nuovo.

sabato 22 maggio 2010

Il Vangelo secondo Biff di Christopher Moore

Quando Maria Maddalena si sposa con un coglione, Gesù e il suo migliore amico Biff decidono di partire alla ricerca dei Re Magi.

Da qui in poi incontreranno maghi, demoni, concubine cinesi, yogi, monaci tibetani ed elefanti che fanno yoga. Impareranno le arti marziali, l'uso dei veleni e degli esplosivi, tecniche di meditazione e la moltiplicazione del riso. Salveranno bambini, guariranno persone, predicheranno un messaggio di amore e pace universale.

Poi tornano a casa e Cristo viene inchiodato.

Con Il Vangelo secondo Biff Christopher Moore risponde fondamentalmente a una domanda: e se Cristo fosse il protagonista di un romanzo d'avventura?

La risposta è che vi inchioderebbe alla pagina dal primo momento, legando atmosfere pulp a un impianto da commedia on the road con striature surreali da far scompisciare. Ammetto che vedendo sulla bandella un paragone con Douglas Adams ero un po' scettico, ma a lettura conclusa devo dirmi d'accordo. Alcuni passaggi e dialoghi non sfigurerebbero nel "Vangelo galattico per autostoppisti", e nemmeno vicino ai lavori di Philip J. Farmer per i dialoghi ingarbugliati che lasciano i personaggi confusi e stralunati.

Nonostante le quasi 600 pagine si legge in leggerezza, si ride di gusto e in qualche punto rende umana e vicina la figura di Cristo molto più di qualsiasi sermone abbiate ascoltato.

Ora devo mettere le mani su qualcos'altro di Moore, magari Practical Demonkeeping.

giovedì 20 maggio 2010

Presentazione di Mono oggi alla Feltrinelli di Genova

Oggi alle 18 verrà presentato il nuovo numero di Mono, la rivista di mono-tavole edita da Tunué giunta all'ottavo numero. Sta volta è dedicata ai bimbi. Sotto trovate la copertina di Ortolani, qua maggiori info sulla presentazione.


venerdì 7 maggio 2010

Storie usate.

Funziona così da quando ero ragazzino e mi venne la scimmia di leggere narrativa e fumetti: ho un budget per comprare 10 libri ma ne voglio 11. Come agiamo? Semplice, si stila la lista e armati di pazienza ci si butta sull'usato. A volte si compra 11, a volte anche di più, mai comunque 10.

Non esistessero bancarelle zeppe di libri usati probabilmente leggerei un terzo di quanto faccio. Sia perché la cassa non è mai florida come vorremmo, ma anche perché durante le peregrinazioni tra le bancarelle dell'usato non sai mai quello che ti può accadere. Magari vuoi colmare un paio di buchi dell'infinita bibliografia di Asimov. Invece scovi un romanzo di Philip J. Farmer di cui non avevi mai sentito parlare: Two Hawks, l'uomo venuto dall'impossibile. Autore che mi piace, titolo altisonante a cui manca solo il punto esclamativo, copertina di Boris Vallejo, pagine ingiallite dal tempo e quel paio di strappetti che non disturbano ma sanno di vissuto. A 1,50€. Il buon vecchio Isaac può aspettare ancora qualche tempo e Two Hawks entra nella grande famiglia disfunzionale della mia libreria.

Scoprire romanzi che mi piacciono in questo modo fa parte del gioco un po' infantile che credo prenda tutti gli appassionati di narrativa. Scartabellare tra file di romanzi o fumetti, controllandone prezzo e condizioni, segnandosi titoli e autori per tornare a casa e dare un giro di Google in cerca di occasioni migliori. Ti fa sentire un po' un piccolo esploratore della narrativa, un detective che segue una pista in cerca di un colpevole ma poi si imbatte in un altro intrigo che ne porta a un altro, in un gioco di rimandi da storia a storia e da autore ad autore infinito e affascinante.

Entri sotto la tenda di una libreria dell'usato perché l'autobus è in ritardo. Tanto in cinque minuti cosa mai potrai comprare? Ingenuo. Ti cade l'occhio su un vecchio Urania che raccoglie una storia di L. Sprague De Camp che hai letto 11 anni fa. L'abisso del passato, in cui un archeologo americano si trova catapultato nell'Antica Roma e decide di fare di tutto per evitare l'arrivo del medio evo. Torni a casa ripensando al romanzo, a quanto ti sia piaciuto e decidi di cercare informazioni su altri lavori di De Camp. E scoprendo che ha scritto il ciclo dell'Incantatore ti ricordi di averne letto anni prima un racconto, così lo rileggi, ti piace, e ora sai che dovrai per forza trovare tutti gli altri.

E la caccia riprende con una nuova preda nel mirino e un budget per 10 libri.

lunedì 3 maggio 2010

Age & Scarpelli al banco dei pegni.

La settimana scorsa è morto Furio Scarpelli che con Agenore Incrocci ha formato quella che è stata probabilmente la coppia di sceneggiatori più famosa d'Italia, Age e Scarpelli.

Caso vuole che un paio di giorni prima della morte di Scarpelli mi sia letto il manuale che Age dedicò alla sceneggiatura. Me lo consigliò un bel po' di tempo fa Sergio che ne parlò anche nel suo blog, qua.

Il manuale non si limita a una serie di teorie e consigli ma analizza scene e passi di opere famose. In particolare ho trovato molto interessanti l'analisi dell'Armata Brancaleone, i consigli su come scrivere un dialogo e il capitoletto dedicato al telefono dove viene sviscerata bene una di quelle cose che guardi per anni in centinaia di film e fumetti ma non ci rifletti mai su finché uno bravo non te lo fa notare. In sintesi, se vi interessa la sceneggiatura, sia per sfizio o per lavoro, ve lo consiglio molto.

Chiudo citando forse il film che preferisco in assoluto a cui abbia collaborato la coppia, I soliti ignoti, e in particolare una scena che vede coinvolto il personaggio di Memmo Carotenuto e un impiegato dei Pegni. Purtroppo non la trovo su Youtube ma in sintesi è così:


Carotenuto entra nel banco dei pegni per rapinarlo, sfodera una pistola e minaccioso fa all'impiegato: La conosci questa?

L'impiegato non fa una grinza, gli sfila la pistola dalla mano, l'esamina e dice: Sicuro che la conosco! È una pistola Beretta, ma in cattivissime condizioni... 1000 lire.


Saranno passati 20 anni dalla prima volta che l'ho vista ma ogni volta rido come un cretino, e pure ora riscrivendola mi viene da sogghignare. Beh dato che a raccontarla così probbailmente l'ho ammazzata e in caso non abbiate mai visto il film, è un giorno buono come un altro per rimediare.

domenica 25 aprile 2010

Buon 25 aprile.

Per oggi niente chiappe sexy.

In realtà il culo è dietro al catalogo.

La presentazione di ieri è andata benone, complimenti a Sergio per l'ennesimo passo avanti nella promozione di Tavole di resistenza. Grazie a tutti quelli che sono venuti.

giovedì 22 aprile 2010

Presentazione di Tavole di resistenza a Genova il 24 aprile

Sabato 24 aprile verrà presentato il libro-catalogo di Tavole di resistenza, la mostra tenutasi l'anno scorso presso Feltrinelli e di cui vi avevo parlato qui.

Il catalogo contiene tutte le tavole che hanno partecipato alla mostra oltre ad alcuni approfondimenti legati alla resistenza, una storia del 1959 sui testi Ermanno Gargani e un a introduzione al volume di Sergio Cofferati. La copertina è di Francesco D'Ippolito, la potete ammirare qua.

Ora, io sarò di parte, ma il volume è venuto proprio una figata, lo trovate in tutte le librerie edito da Tunué e sabato 24 aprile alle 18:00 verrà presentato presso la Libreria Porto Antico, che come avrete intuito si trova al Porto Antico, se non ci siete mai stati è alla base del Bigo.

Alla presentazione oltre a Sergio Badino, curatore e vero traino nella realizzazione del volume, ci sarà pure Sergio Cofferati.

Fatevi vivi e ditelo a tutti.

venerdì 26 febbraio 2010

Corso di sceneggiatura all'Accademia Ligustica di Genova

Con colpevole ritardo vi giro l'annuncio dell'apertura delle iscrizioni al corso di sceneggiatura che Sergio Badino terrà all'Accademia Ligustica di Genova a partire dalla settimana prossima. Avete tempo fino al 4 marzo per iscrivervi. Trovate tutti i particolari e le info sul blog di Sergio, qui.

In caso vi iscriviate vi do un consiglio da parte di chi ci è già passato: mettetevi in gioco il più possibile e non siate timidi, sono occasioni da sfruttare per fare leggere i vostri scritti da chi fa questo lavoro da anni (senza dimenticare gli altri studenti con cui vi rapportere) e affrontare critiche e consigli che vi faranno crescere come autori.



venerdì 15 gennaio 2010

Commando, Taken e come si racconta una storia

Mesi fa ho visto un film che mi ha dimostrato nuovamente come nel raccontare una storia il come sia spesso più importante del cosa.

La trama si scrive su un preservativo, nemmeno XL: a un uomo che ha lavorato per mamma America rapiscono la figlia adolescente. Lui la salva uccidendo tutti i cattivi che gli capitano sotto mano senza fare una piega.

Ci sono due film (ma probabilmente molti di più) che rispondono a questa sinossi: Commando e Taken.

Già le locandine parlano chiaro

Nonostante si tratti di storie quasi identiche i due film sono molto diversi: sopra le righe, eccessivo e dai dialoghi brillanti il primo. Teso, diretto, con pochi fronzoli e per certi versi amaro e senza speranza il secondo.

In un certo senso sono la dimostrazione di come la stessa idea di base possa essere resa in due maniere diametralmente opposte dando risultati egregi in entrambi i casi. Da vedere come lezione di stile e approccio alla materia.

venerdì 1 gennaio 2010

Buon 2010!

Promette bene, non c'é che dire.

Primo proposito dell'anno nuovo: riprendere ad aggiornare il blog costantemente. Posso farc