mercoledì 27 luglio 2011

Sei in forma come una donna incinta?

Da quando ho iniziato a rimettermi in forma ravano in rete alla ricerca di consigli su come allenarsi. Essenziali sono i video per capire come eseguire i vari esercizi. Ne cercavo uno sull'esecuzione delle flessioni e mi sono imbattuto in Tinapigen1978. Tina si è allenata lungo tutta la gravidanza e si è filmata ogni mese. Nel seguente video la vedete fare 20 piegamenti perfetti. Sulle nocche.



Incinta di 9 mesi.

Il mio ego si è dimezzato, prima ancora di vedere il secondo video, dove Tina tira 7 trazioni alla sbarra.



Sempre incinta, sempre di 9 mesi e sempre senza produrre una goccia di sudore.

Nella descrizione del primo video dice di aver partorito il giorno dopo un bel bimbo. Io il bambino me lo immagino uscire dalla possente vagina di Tina usando il cordone ombelicale come una corda facendo saltelli, strapparlo a morsi e dare un calcio rotante all'ostetrica.

Ma Tina, che oltre tutto stacca 100kg di squat, 120 di deadlift, e ne alza almeno 108 di panca piana, non è l'unica gravida che si allena.

Su youtube mi si è aperto un mondo.

Gravida che fa un salto mortale all'indietro:



Gravida che corre:



Gravida che fa lo squat come se nulla fosse:



E infine donne gravide che fanno pull-ups, inverted rows, alzano bilanceri, fanno squat e in generale mi fanno sentire una mezza sega




Però le trovo anche stimolanti, e per una volta non parlo di basso ventre. Ora scusate ma torno a sputare sudore sangue e bestemmie sulle mie 5 miserrime flessioni. Senza nocche, per altro.

martedì 26 luglio 2011

Frankenstein - Mary Shelley

TO Mrs. Saville, England
St. Petersburgh, Dec. 11th, 17-


You will rejoice to hear that no disaster has accompanied the commencement of an enterprise which you have regarded with such evil forebodings. I arrived here yesterday, and my first task is to assure my dear sister of my welfare and increasing confidence in the success of my undertaking.

I am already far north of London, and as I walk in the streets of Petersburgh, I feel a cold northern breeze play upon my cheeks, which braces my nerves and fills me with delight. Do you understand this feeling? This breeze, which has travelled from the regions towards which I am advancing, gives me a foretaste of those icy climes. Inspirited by this wind of promise, my daydreams become more fervent and vivid. I try in vain to be persuaded that the pole is the seat of frost and desolation; it ever presents itself to my imagination as the region of beauty and delight. There, Margaret, the sun is forever visible, its broad disk just skirting the horizon and diffusing a perpetual splendour. There--for with your leave, my sister, I will put some trust in preceding navigators--there snow and frost are banished; and, sailing over a calm sea, we may be wafted to a land surpassing in wonders and in beauty every region hitherto discovered on the habitable globe. Its productions and features may be without example, as the phenomena of the heavenly bodies undoubtedly are in those undiscovered solitudes. What may not be expected in a country of eternal light?

Frankenstein - Mary Shelley

lunedì 18 luglio 2011

Baciami come uno sconosciuto - Gene Wilder

Entrai nel piccolo ufficio di Marjorie Wallis sulla Sessantanovesima Ovest. Ero molto nervoso.
"Come devo chiamarla?" chiesi.
"Come vuoi chiamarmi?"
"Ho sentito che il dottor Steiner la chiama Margie al telefono... va bene?"
Con la mano mi indicò il divano spartano davanti a me. Alle pareti non c'erano quadri. Margie era seduta in una poltrona, all'apparenza comoda, davanti alla quale era posizionato un poggiapiedi che lei, però, non stava usando. Il suo viso non era cordiale, ma neanche severo.
"Quale sarebbe il problema?" mi chiese.
Non riuscivo a guardarla negli occhi.
"Voglio impegnare tutto il denaro che ho"
"Quanto hai?"
"... trecento dollari."
Rimase in silenzio a guardarmi per quattro, cinque secondi.
"Capisco. Allora, mettiamoci al lavoro e, forse, il giorno in cui avrai un po' di soldi sarai anche diventato sufficentemente saggio per sapere cosa farci. Nel frattempo raccontami un po'..."
E poi mi fece un sacco di domande. "Quanti anni aveva tua madre?... Cosa hai provato quando il dottore vi ha detto che...?" Hai mai provato a bla, bla, bla?"
Facevo delle pause così lunghe prima di rispondere a ciascuna domanda che pensavo avrebbe finito per sbattermi fuori, invece se ne stava seduta ad aspettare, questa volta con i piedi distesi sul pouf. Quando ripresi a parlare, incominciò a prendere appunti su un blocchetto che aveva in grembo.
Non riuscivo a capire una cosa: perché mai stavo pensando a una quindicenne di nome Seema Clark durante le pause tra una domanda e l'altra prima di rispondere a Margie? Seema continuava a tornarmi in mente mentre parlavo di mia madre e dei dottori, degli infarti, di mio padre russo e della masturbazione.
La prima volta che incontrai Seema pensavo fosse euroasiatica, non mi parve assolutamente ebrea; quando, però, uscimmo insieme dalla sinagoga realizzai che doveva essere ebrea.


Baciami come uno sconosciuto - Gene Wilder

lunedì 11 luglio 2011

Casino Totale - Jean-Claude Izzo

Aveva solo l'indirizzo. Rue des Pistoles, nel Vieux Quartier. Erano anni che non tornava a Marsiglia. Ora non aveva più scelta.
Era il 2 giugno, pioveva. Nonostante la pioggia, il tassista rifiutò di inoltrarsi nei vicoli. Lo fece scendere davanti a Montée-des-Accoules. Un centianio e più di scalini da salire e un dedalo di strade fino a rue des Pistoles. Il suolo era cosparso di sacchi di spazzatura sventrati e dalle strade saliva un odore acre, un misto di piscio, umidità e muffa. Unico grande cambiamento, il restauro del quartiere. Alcune case erano state demolite. Le facciate di altre ridipinte, in ocra e rosa, con persiane verdi e blu, all'italiana.
Di rue des Pistoles, probabilmente una delle più strette, rimaneva solo una metò, il lato pari. L'altro era stato raso al suolo, cos' come le case di rue Rodillat. Al loro posto, un parcheggio. Fu laprima cosa che vide sbucando all'angolo di rue de du Refuge. Qui, sembrava che i costruttori avessero fatto una pausa. Le case erano luride, fatiscenti, divorate da una vegetazione merdosa.
Era troppo presto, lo sapeva. Ma non aveva voglia di bere caffè in un bistrot, e aspettare, guardando l'orologio, un'ora decente per svegliare Lole. Sognava di berne uno in un vero appartamento, seduto comodamente. Da mesi non gli era pià successo. Appena lei aprì la porta, si diresse verso l'unica poltrona della stanza, come se fosse un'abitudine. Accarezzò il bracciolo e si sedette, lentamente, chiudendo gli occhi. Poi, finalmente, la guardò. Vent'anni dopo.
Stava in piedi. Dritta, come sempre. Le mani infilate nelle tasche di un accappatioio giallo paglierino. Quel colore dava alla sua pelle una luce più intensa e metteva in risalto i capelli neri, che ora portava corti. I fianchi, forse, le si erano allargati, ma non ne era sicuro. Era diventata una donna, ma non era cambiata. Lole, la zingara. Bella, da sempre.
"Prenderei volentieri un caffé"
Annuì. Senza una parola. Senza un sorriso. L'aveva strappata al sonno. Da un sogno in cui Manu e lei correvano a tutto gas, in macchina, verso Siviglia, incoscienti, con le tasche piene di soldi. Un sogno che faceva tutte le notti. Ma Manu era morto. Da tre mesi.

Casino Totale - Jean-Claude Izzo



mercoledì 6 luglio 2011

Nuovo header fresco fresco

Con colpevole ritardo mi sono deciso a inserire un nuovo header che potete ammirare qua sopra in testa al blog.

E' frutto della funambolica mente di Federico Franzò, disegnatore senza limiti di cui trovate il blog qua.

Se mi sopportate su facebook, dovreste riconoscere i modelli che hanno ispirato Federico nella realizzazione dell'header.

A me piace un frego, soprattutto l'atmosfera da canto di natale post-atomico.


lunedì 4 luglio 2011

Red Harvest - Dashiell Hammett

I first heard of Personville called Poisonville by a red-haired mucker named Hickey Dewey in the Big Ship in Butte. He also called his shirt a shoit. I didn't think anything of what he had done to the city's name. Later I heard men of what he had done to the city's name. Later I heard men who could manage their r's give it the same pronunciation. I still didn't see anything in it but the meaningless sort of humor that used to make richardsnary thieves' word for dictionary. A few years later I went to Personville and learned better.
Using one of the phones in the station, I called the Herald, asked for Donald Wilsson, and told him I had arrived.
"Will you come out to my house at ten this evening?" He had a pleasantly crisp voice. "It's 2101 Mountain Boulevard. Take a Broadway car, get off at Laurel Avenue, and walk two blocks west."
I promised to do that. Then I rode up the Great Western Hotel, dumped my bags, and went out to look at the city.
The city wasn0t pretty. Most of its builders had gone in for gaudiness. Maybe they had been succesful at first. Since them the smelters whose brick stacks stuck up tall against a gloomy mountain to the south had yellow-smoked everything into uniform dinginess. The result was an ugly city of forty thousand people, set in an ugly notch between two ugly mountains that had been all dirtied up by mining. Spread over this was a grimy sky that looked as if it had come out of the smelters' stacks.
The first policeman I saw needed a shave. The second had a cople of buttons off his shabby uniform. The thord stood in the center of the city's main intersection - Brodaway andUnions Street - directing traffic, with a cigar in one corner of his mouth. After that I stopped chechinkg them up.


Red Harcest - Dashiell Hammett