lunedì 12 luglio 2010

Ai miei tempi i punk andavano a vapore e le matrici si spezzavano.

Grazie a un doppio colpo di culo mi sono accaparrato per 6 euro totali La matrice spezzata di Bruce Sterling e Steampunk di Paul Di Filippo. Quando dico che girare per bancarelle dell'usato fa bene al portafoglio e alla propria libreria, ci ho ragione, ci. ho.

Euro ben spesi per colmare una lacuna non da poco nella mia libreria leggendo due pezzi da 90 della letteratura sci-fi e capire da dove vengano un sacco di idee e atmosfere cyberpunk e steampunk che vanno per la maggiore nei rispettivi reparti della narrativa.

Tra i due il più divertente è Steampunk, sia per le idee irriverenti che lo affastellano, dalle tecniche usate dalla regina Vittoria per intessere rapporti altolocati, al protagonista razzista fino al midollo di Ottentots, fino ai siparietti che vedono Walt Whitman ed Emily Dickinson tubare nel terzo racconto di questa trilogia. Per non parlare del feticcio su cui ruota l'intera ricerca del secondo. E la comparsata del Brumoso Lovecraft? Ecco, l'aspetto punk inteso come rottura dei canoni, derisione dell'establishment del tempo sottolineandone sia la grande effervescenza di idee che il contemporaneo immobilismo sociale qui ci sono tutti, inseriti nella società ottocentesca come tanti piccoli barilotti di polvere da sparo per creare scompiglio in un genere che a volte pecca di ingessature e seriosità. Fatto sta che ora mi è salita una discreta scimmia di recuperare altro di Di Filippo oltre alla divertente raccolta L'Imperatore di Gondwana, e mi sa che dovrò rivolgermi ai testi in lingua originale. Ce la posso fare.


Anche in Schismatrix la componente punk eversiva è essenziale. A partire dal suo protagonista Abelard Lindsay, vero e proprio paria della società spezzata che sfrutta tutto, dalla tecnologia su cui riesce a mettere le mani alle persone che riesce a convincere, per sopravvivere, portare avanti i suoi piani di vendetta e tentare di sovvertire l'ordine costituito infilandosi nelle pieghe marginali della società in cui si trova di volta in volta. Al contrario di Di Filippo però non c'è molto spazio per le risate, anzi. Il tutto è piuttosto cupo e grigio, pieno di spazzatura umana e non. L'aria è malsana, la natura è quasi del tutto sterile e non si trova mai un taxi quando te ne serve uno. Insomma tutto molto interessante, discussioni sulla natura umana e della società. Però ogni tanto fattela una cazzo di risata, eh.


In sintesi se è vero che i due lavori hanno avuto grande influenza nei generi di appartenenza, ho l'impressione che in larga parte abbiano influito più sul reparto "estetico", di ambiente ed esteriore e meno su quello "politico" e di idee, probabilmente perché questi ultimi aspetti sono meno facili da replicare, necessitando di teste pensanti sia dietro alle tastiere che di fronte alla pagina stampata. Ma sono solo felice di essere smentito, e se avete letture da proporre fatevi avanti che per i consigli c'è sempre spazio.

1 commento:

Gabriele Panini ha detto...

Non hai mai scritto così tanto.