sabato 26 gennaio 2008

John Doe 56 - Cose da rivedere

Dopo diverse letture e i commenti di amici e lettori ho tirato le fila di quanto non mi ha convinto nella sceneggiatura di Un uomo e altri animali.
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I dialoghi tra Paget e Burrell, i due dottori, presentano diversi problemi.

Sono ridondanti. Per essere due che si conoscono da decenni, pare abbiano un patologico bisogno di chiamarsi per cognome due volte a tavola. Ci manca poco che inizio ad apostrofarsi con "Crostatina mia" e "Pandolcino caro". Nelle mie intenzioni questo tormentone doveva rafforzare l'atmosfera delirante della storia ma se, mi pare, funziona nella sequenza onirica, alla lunga stucca un po'.

Effetto infodump. I due spiegano l'un l'altro procedimenti che dovrebbero conoscere a menadito. Se questo rimbalzo di nozioni era inteso a sottolineare i dubbi di Paget e agevolare la lettura ho l'impressione che sul lungo termine sia risultato eccessivo. Sfruttare al presenza di Rose, in particolare nella seconda parte della storia, probabilmente avrebbe funzionato meglio.

Il finalino/risveglio di John è troppo breve.

Qui ho pagato l'inesperienza, trovandomi in chiusura della storia con poche tavole a disposizione. Qualche tavola in più avrebbe permesso di rendere più chiaro l'assenza totale di cadaveri e quindi lo straniamento di John di ritrovarsi in un posto ignoto e completamente morto.

Chi siano davvero i due dottori non è chiaro.

Diciamo che sono l'ultimo avamposto dell'Istituto Nazionale della Sanità americano, con il compito di capire cosa sia successo e trovare una soluzione, con il supporto dell'esercito. Fesso io a non far inserire nemmeno uno straccio di stemma dell'istituto che se non altro avrebbe fatto scattare qualche lampadina. Ho l'impressione che la storia, nella sua atmosfera volutamente allucinata, funzioni lo stesso, ma qualche info in più penso avrebbe giovato.

Non credo sia evidente l'ambientazione della storia.

La storia si svolge all'interno del ranch Neverland proprietà di Michael Jackson. Mi piaceva l'idea che il "vaccino" alla vita eterna si svolgesse nella casa di un uomo ossessionato dalla gioventù. La villa e il cancello con la scritta Neverland che vedete nell'albo sono stati ottimamente ripresi da Sergio da quelli veri ma temo siano stati colti solo dai fan di Jackson. Avrei fatto meglio a far inserire a Sergio da qualche parte una statua di Jacko, magari quella pacchianissima che lo ritrae in compagnia di una scimmia.

A rileggere il post pare non mi sia piaciuto nulla. Non è così, anzi, ma ne riparliamo fra qualche giorno.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

il fatto che la struttura narrativa ricalchi un po' troppo quella del primo numero della terza serie ce lo siamo dimenticati? :asd:

non avevo capito fosse neverland
(btw la statua è di jeff koons, superstar dell arte contemporanea)

Bapho aka Davide Costa ha detto...

In scrittura mi sono concentrato tanto su Pericle che in effetti la somiglianza con quell'episodio l'ho sottostimata :|

Jeff Koons sarà una superstar ma quella statua non si può vedere eh.

rae ha detto...

ovvio che non si puo' vedere ma è voluto. definirla kitchissima è fuorviante, è come dire che grindhouse è un film trash

Bapho aka Davide Costa ha detto...

Iniziamo una discussione infinita su cosa sia trash o la facciamo pari e patta? :v

MarcoS. ha detto...

è interessante l'autoanalisi che fai su di te.