sabato 9 agosto 2008

The Walking Dead - Made to suffer di Robert Kirman e Charlie Adlard

Gli zombie o li ami o li odi, io li ami. The Walking Dead di Robert Kirkman è l'esempio perfetto del perché mi piacciono: tensione in ogni pagina, rapporti tra i personaggi portati all'estremo dalla situazione estrema che vivono, colpi di scena a profusione, un'atmosfera apocalittica che trasuda da ogni vignetta.

Inoltre Kirkman opta per la saggissima idea di non perdersi in eccessive spiegazioni su come mai i morti siano tornati in non-vita o di come funzionino: loro ci sono, sono milioni e gli esseri umani rischiano l'estinzione.

Tutto il resto è una lunga e sfibrante lotta alla sopravvivenza che porta i personaggi a confrontarsi con se stessi e con gli altri e a fare i conti col significato di morte, vita, società civile e umanità.

L'unico difetto che gli sto trovando lungo questi 48 numeri è la propensione a rendere spesso esplicite queste riflessioni o comunque estremamente evidenti dalle azioni e dai dialoghi dei personaggi.

L'ottavo volume dell'edizione americana ne è un buon esempio grazie alla presenza imponente de Il Sindaco, ma se siete indietro con la lettura o seguite l'edizione italiana smettete di leggere perché non voglio rovinarvi la lettura.


Lo scontro che avviene tra gli abitanti del Carcere e quelli della Città è basato totalmente sulla manipolazione delle informazioni portata avanti dal Sindaco, desideroso in realtà di vendicarsi per quanto accadutogli nel vol. 7. Non gli si può nemmeno dare tutti i torti: gli hanno cavato un occhio, staccato un braccio, lo hanno sfregiato in vari modi e gli hanno tagliato via il cazzo. Essere un po' isterico è il minimo.


Ogni volta che il Sindaco sprona i propri uomini ad attaccare e uccidere gli abitanti del Carcere, lo fa piegando la verità ai suoi scopi oppure inventandosi di sana pianta accuse infondate. Gli omicidi a sangue freddo di cui è artefice sono sfruttati non tanto per costringere gli abitanti del Carcere ad arrendersi, quanto per avere il consenso popolare per portare avanti una guerra per i propri fini personali.

Tutto questo viene mostrato da Kirkman in maniere diretta, senza sottigliezze di sorta, in un crescendo di follia del Sindaco e di violenza da parte dei suoi concittadini che si macchiano di omicidi a sangue freddo contro uomini, donne e bambini inermi lungo la storia.

In questo caso il sotto testo è così esplicito da risultare in alcuni passaggi un po' didascalico, ma nonostante tutto il volume rimane estremamente godibile grazie al ritmo giostrato molto bene tra scene di azione convulsa, momenti di tesissima calma e un finale intriso di tragedia.

Per quanto mi riguarda è decisamente la migliore lettura della settimana e mi ha lasciato con una voglia esagerata di leggere i prossimi due numeri.

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