Siamo nei Caraibi alla fine dell’età d’oro della pirateria. Jack deve suo malgrado unirsi ai pirati e si ritrova a combattere per la vita in un intreccio che annovera voodoo, zombie, stregoni vecchi e giovani, divinità africane, vascelli fantasma e pirati a carrettate. Tutto perché s’era imbarcato per le americhe in cerca di vendetta e per recuperare l’eredità che gli spetta. E invece gli, tra le altre cose, vedersela con Barbanera e la ricerca della fonte dell’eterna giovinezza. Ma Jack Shandy si rivela un uomo più coriaceo del previsto.
On Stranger Tides viene pubblicato negli USA nel 1987 e come potete intuire ha avuto una certa influenza su cinema, videogiochi e il generico immaginario piratesco degli ultimi anni. Tim Powers riesce a rivitalizzare il genere senza tradirlo. Ci sono gli abbordaggi, c’è la vita marinaresca, ci sono molti duelli alla spada ben coreografati che non sfigurerebbero recitati da Erroll Flynn e tutto è pervaso dalla vita pericolosa e incerta di chi vive sul mare. Senza sfociare in un gretto realismo, Powers restituisce la fatica, il dolore e il tedio del pirata medio, preso tra una scorribanda e l’altra dalla routine necessaria a tenere in vita la propria nave e le settimane passate alla fonda, tra una cena luculliana, noia e la perenne semi ubriachezza e solitudine.
E c’è la magia, presa dalla tradizione voodoo e i suoi Loa, inserita nel contesto realistico della vita piratesca e, gran colpo che funziona secondo il sottoscritto, ben intrecciata alla figura di Edward Teach, meglio noto come Barbanera. Quello che da tutti è considerato il più temibile dei pirati, sfruttava la sua già imponente figura alta e massiccia circondata da capelli e barba lunghi legandosi a questi micce accese che lo facevano sembrare un demone infernale. Per non parlare dell’abitudine di bere rum misto a polvere nera dopo averla accesa e la sua mano ferma ma, a quanto pare giusta, nei confronti dei suoi uomini. Fin qui la realtà storica. Powers se ne esce con una spiegazione affascinante del suo comportamento eccentrico e della sua fine, prendendo un uomo leggendario e rendendolo ancora più grande senza rovinarlo. Impresa non da poco. Barbanera aleggia su tutta la narrazione, sia quando di lui si parla senza che sia in scena, ancora di più quando si mostra e scompare come meglio crede.
Grande romanzo in cui l’azione la fa da padrone ma lascia spazio a una certa malinconia di fondo che spunta nei pensieri di Jack Shandy e nel generale senso di fine di un’era memorabile. In Italiano è stato tradotto come Mari Stregati da Fanucci una decina d’anni fa. Non si trova facilmente ma non mi stupirei se ne tirassero fuori una nuova di pacca col faccione di Johnny Depp in copertina, dato che il prossimo Pirati dei caraibi è basato sul romanzo di Powers.
EDIT E UPDATE:
il buon vecchio
dave mi ha fatto notare che in effetti la fanucci lo ha ripubblicato col faccione di Depp in copertina:
giuro che non lo sapevo. Vabbè, ora non avete scuse per non leggerlo!