martedì 25 marzo 2008

Il reverse engineering applicato ai fumetti

Da Wikipedia: La reingegnerizzazione o ingegneria inversa (spesso si usa il termine inglese reverse engineering elettrico, un programma ) è il processo di prendere qualcosa (un dispositivo, un componente, un software, ecc.) e analizzarne in dettaglio il funzionamento, solitamente con l'intenzione di costruire un nuovo dispositivo o programma che faccia la stessa cosa senza in realtà copiare niente dall'originale; ovvero realizzare un secondo dispositivo, componente o programma in grado di interfacciarsi con il primo.

In un certo senso quando si vuole imparare a scrivere si applica lo stesso procedimento alle storie, nel mio caso alle storie a fumetti.

Molti sceneggiatori di cui ho letto interviste o con cui ho avuto la fortuna di parlare consigliano agli esordienti di studiare i fumetti direttamente sulle pagine dei fumetti, analizzando le storie lette e provando a riscriverle per capire come funzionano e poter così poi scrivere le proprie. Letta una storia uno può quindi provare a desumerne il soggetto e la sceneggiatura. Praticamente reverse engineering.

Sorge però un problema non da poco: una volta che io mi sono tirato giù soggetto e sceneggiatura, come faccio a capire che funzionano sul serio e non che la storia mi torni solo perché l'ho letta già disegnata e involontariamente considero chiari punti in realtà mal descritti?

Le soluzioni sono due:

A) Avere una capacità d'autoanalisi estremamente sviluppata.

B) Avere la possibilità di leggere soggetto e sceneggiatura originali e raffrontarle con le vostre.

Per mia fortuna capita quindi a fagiuolo la pubblicazione da parte di Sergio sul proprio blog del soggetto e della sceneggiatura della sua storia Topolino e il segreto del vecchio Ben, pubblicata sul n° 2730 del settimanale di casa Disney.

Una volta letta la storia mi sono quindi tirato giù il soggetto (clicca qui per scaricarlo) e solo a questo punto ho guardato l'originale di Sergio, notando subito come il mio sia più breve di quasi mezza cartella, per la precisione di 551 battute. Sarebbe bello dire che sono un mostro di sintesi ma la realtà è che se Sergio è il mio Prof un motivo ci sarà pure, anzi più di uno e ve li indico di seguito.

Nel mio soggetto ho dimenticato di inserire:

- Il molo privato proprietà dei due zii di Minnie
- Il fatto che lo zio Lou dopo l'iniziale freddezza dimostrata verso Topolino lo aiuti perché quest'ultimo vuole dare una lezione al poco di buono Burt Sawyer
- Il fatto che lo zio Lou si infuri perché, con la quasi cattura del luccio da parte di Topolino, tutti vorranno pescarlo e la caccia non sarà più una cosa a due
- Le motivazioni che hanno spinto lo sceriffo a compiere il furto

E non è detto che non vi siano altri punti della mia versione che a me risultano chiari e coerenti ma in realtà non lo sono, ergo se vi balza qualcosa all'occhio sentitevi liberi di usare i commenti qui sotto.

A questo punto non sarebbe male nemmeno capire per quale motivo non ho sottolineato quei punti nel mio soggetto: distrazione o scelta più o meno deliberata?

Per quanto riguarda le prime tre, distrazione pura, non ci sono scuse che tengano. Il primo punto rende più credibile il modus operandi dei ladri e gli altri due danno più motivazioni a Lou rendendolo più reale ma sul momento non vi ho prestato la dovuta attenzione.

Il quarto punto invece è stata una scelta deliberata figlia del seguente ragionamento: i cattivi della storia sono due ladri, rubano per i soldi e non perché costretti da forze esterne, quindi il motivo che li spinge a farlo non mi cambia di una virgola il tutto.
Se, forse, questo ragionamento fila dal punto di vista tecnico non inficiando il funzionamento della trama, è però vero che emozionalmente uno sceriffo che ruba perché si e basta è troppo arido e freddo, mentre la motivazione usata da Sergio rende il tutto più umano e caldo.

Chapeau.



P.S.
grazie all'amicicio Rae per l'hosting del soggetto :lode:

venerdì 21 marzo 2008

Batman - La lunga strada dell vendetta - Joe R. Lansdale

Scritto da Joe R Lansdale, protagonista Batman.

Un libro che sulla carta ( :v ) aveva le potenzialità del capolavoro per appassionati mi ha lasciato in realtà piuttosto freddo facendomi però riflettere sulle difficoltà nell'utilizzare personaggi noti e dalla lunga tradizione.

Lansdale imbastisce una storia vicina alle proprie corde in cui pulp, horror e investigazione si amalgamano bene sfruttando in maniera interessante la tematica totemica di matrice pellerossa e tratteggiando un cattivo che seppur sa di già visto nella sua natura non è troppo banale nella sua combattuta psicologia.

Trattandosi di Lansdale i dialoghi riescono a essere spesso molto divertenti e in generale sempre brillanti.

Cosa quindi non mi ha sfagiolato del romanzo? Semplicemente il Batman tratteggiato da J.R. è lontano dalla mia personale sensibilità, il che è una questione squisitamente soggettiva, però a mio avviso il Cavaliere Oscuro ha pure poco peso all'interno dell'economia della storia. Vedo di spiegarmi.

Il primo punto ci può stare perfettamente: Lansdale riprendere un Batman molto vicino alla sensibilità anni '50-'60 quando il Crociato incappucciato era un membro onorario della polizia(A), faceva parte del Club Degli Investigatori(B) e partecipava ai pic-nic cittadini(C). Era insomma una figura lontana dal Batman post-Miller (ma anche post-Adams) che mi ha brasato il cervello da adolescente, una figura più vicina alla gente e che risulta antiquata e poco credibile al di fuori di operazioni metacazzeggianti e nostalgiche come ad esempio il Tom Strong di Moore. Aggiungere un diario personale in cui Bruce si lamenta come l'ultimo degli emostronzi non mi ha aiutato nella suspension of disbilief.

Ma come detto, questione di gusti.

Altri aspetti invece mi sembrano più legati alla struttura del romanzo, a partire da una scarsa presenza del Cavaliere Oscuro che appare (vado a memoria, chiedo perdono) intorno alla 50esima pagina e continua a latitare per buona parte del romanzo, lasciando il campo al co-protagonista, al cattivaccio e a una discreta corte di comparse. Personaggi tutt'altro che scialbi o inutili, ma se ho comprato un romanzo con in copertina un pipistrello stilizzato é perché volevo una storia di Batman, non le sciamaniche disavventure di un pellerossa depresso.

Non si tratta nemmeno di un'assenza che aumenta l'aura di mistero, attesa e timore reverenziale nei confronti del Pipistrello, al punto che in una breve sequenza il buon vecchio Batman accompagna una ragazza madre appena salvata a comprare i pannolini per il suo bambino.

Lo strafottuto Batman entra in un minimarket e compra dei pannolini per bambino. Sembra l'inizio di una barzelletta e vi assicuro vorrei lo fosse.

Non è comunque un disastro completo. Lansdale da il giusto peso alla parte investigativa della vicenda, sottolineando un aspetto che troppo spesso pare dimenticato da chi si trova a scrivere le storie del più grande detective del mondo. Inoltre il ritmo generale del romanzo è incalzante e non ha praticamente momenti di noia, ma questo trattandosi di Lansdale non è una sorpresa.

Come non sono una sorpresa il generale senso dell'assurdo e del grottesco che si avverta lungo l'avvicendarsi della storia ne i dialoghi frizzanti e ben congegnati.

Ma è nuovamente sui dialoghi che, secondo me, Lansdale mostra la sua difficoltà a trattare Batman e i personaggi di raccordo come sono e non come sarebbero se fossero stati ideati da lui. Qui sotto trovate un paio di scambi tra Batman e il fido maggiordomo Alfred, un momento tipico del canone batmaniano in cui il rapporto in bilico tra l'amicale e il paterno tra i due viene spesso a galla attraverso frecciate di Alfred indirizzate a Padron Bruce.

Clicca per una versione da presbiti



Personalmente mi pare che Lansdale sbraghi calcando troppo la mano e passando dall'ironico al comico, con un Alfred troppo compiaciuto.

Lettura quindi a suo modo istruttiva perché, forse a causa del suo essere un romanzo autocnclusivo, fa saltare all'occhio più di molti fumetti i problemi che si devono affrontare quando ci si trova a scrivere un personaggio istituzionalizzato e seriale.

Nei prossimi giorni conto di ritornare sulla natura del cattivone del romanzo.

Reperto A

Reperto B

Reperto C


venerdì 14 marzo 2008

Gli irripetibili anni '80 cinematografici

Clicca per ingrandire a dimensioni anni '80


Visti tutti, alcuni un numero ridicolo di volte (come fai a non guardare i Blues Brothers ogni maledetto natale?). Tolti 3-4 sono nella mia personale lista di film più belli. Il rodimento più grosso è di non averne visto nemmeno uno al cinema.

Mi piacerebbe vedere un'immagine dei 45 film che dovrebbero aver visto i nati nei '90, che poi è la decade in cui ho iniziato ad andare al cinema per i cavoli miei.

mercoledì 5 marzo 2008

Gary Gygax - Gord il miserabile

Gary Gygax, creatore di DnD, ha sbagliato il tiro salvezza finendo la sua campagna poco prima dei 70 anni.

Personalmente non amo ne DnD ne i Gdr in generale, però leggendo il suo nome mi è tornato in mente un suo romanzo letto una dozzina di anni fa e di cui non ricordo una mazza. In rete non si trova uno straccio di copertina così faccio la mia pisciatina in mare scannerizzando la mia copia.

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Gord il miserabile, in originale Gord The Rogue. Mi pare di capire che non sia il primo della serie ma il terzo.

Onestamente non ricordo nemmeno se meriti o meno di essere letto, per quanto il babbuino urlante e l'uomo mezzo nudo in copertina facciano ben sperare.

lunedì 3 marzo 2008

Quando i Paperi dominavano la terra

Per molti Paperino è il simpatico pigrone, sfigato a livelli fantozziani, che non si alzerebbe mai dall'amaca.


Si, certo.


(Clicca per ingrandire)


Vignetta tratta da Paperino e la clessidra magica di Carl Barks, '50. La trovate nel secondo volume de La grande dinastia dei paperi, la ristampa dell'opera omnia di Carl Barks che trovate in edicola, info qui.

Il copyright dell'immagine è della Disney.