lunedì 19 settembre 2011

Battista al giro d'Italia - Achille Campanile

Tappa 1

LA CAROVANA SI METTE IN MOVIMENTO

Da Milano a Vicenza, 14 maggio 1932

Ore 6,30 -- Quando il mio vecchio servitore Battista è venuto a picchiare alla porta della mia camera all'albergo di Milano e a dirmi: "Signore, la bicicletta è pronta", sono saltato dal letto. Povero Battista! Raro esempio di fedeltà, ha voluto seguirmi, anche lui in bicicletta, in questo Giro D'Italia. Alla sua età, pena un poco a tenermi dietro, soprattutto a causa dei suoi bianchi favoriti, che fanno resistenza al vento.
Gli altri giornalisti dormono ancora. Vergogna! Essi seguiranno in automobile il Giro. Dovrebbero prendere esempio da me. Invece, voglono viaggiare con tutti i comodi. Ce n'è perfino uno, un francese, che viaggia con un grosso baule. Quando ieri sera l'ho visto, ho pensato, nel primo momento, che ci fosse dentro una donna tagliata a pezzi. Ma poi ho saputo che il collega d'oltre Alpe cambia un vestito ogni cinque o sei ore, dal cappello alle scarpe. Evidentemente, deve aver portato tutto il suo guardaroba. Non mi nascondo che forse è una pazzia, questa che faccio, di seguire in bicicletta il Giro. Tanto più che incontro qualche difficoltà a scrivere pedalando. Ma semel in anno.
Ore 7 -- Battista mi porge le mutandine e le gomme di scorta. Egli è già in tenuta di ciclista. Non son riuscito a convincerlo di adottare le mutandine corte. Dice che lui ha portato sempre le mutande allacciate alla caviglia e che, alla sua età, non se la sente di cambiare abitudini. Tanto più che va soggetto ai reumatistmi.

IL PASTO DELLE BELVE

Ore 7 -- Avevo spesso sentito dire che i campini dello sport, prima di una importante competizione, evitano di empirsi lo stomaco; m'era stato parlato di regime rigoroso, qualcuno aveva accennato alle uova da bere e qualche altro mi aveva sussurrato le parole: brodo in tazza. Talché, su questo argomento, m'ero fatta una idea abbastanza precisa e, ritenendola definitiva, non me ne occupavo più.
Da questo punto di vista vivevo, posso dirlo, tranquillo.
Quand'ecco che oggi la mia opinione riceve un colpo formidabile, dal quale temo che non potrà risollevarsi mai più. Sono di nuovo in alto mare, quanto a cognizioni circa il regime alimentare dei campioni, e le mie idee su questo sargomento si sono terribilmente confuse. Trovo i campioni in un luogo che -- a giudicare dalla scritta sulla entrata -- ritengo essere una trattoria, la quale si vuol raccomandare particolarmente agli amatori delal cucina toscana.
I corridori non si occupano di gomme, né di pedali e nemmeno di sellini; si occupano di frossissime bistecche, di cotolette dalle proporzioni impressioannti, di sfilatini di pane e di cosciotti di capretto arrosto.
Sono le sette del mattino. Milano si sveglia piena di fervore nel pulviscolo d'oro del sole, ma già alla "Fiaschietteria Toscana" di via Vettor Pisani la giornata è piuttosto avanti: giganteschi ossi scarnificati, costole spezzate, femori sanguinolenti e tibie infrante giacciono nei piatti, davanti a vigorosi giovani dalle maglie a vivaci colori delle gambe nude.
Ore 7,30 -- I corridori terminato il pasto, si affidano alle cure d'amici e colleghi. Non si tratta di allenamenti o massaggi, ma semplicemente di panini: i corridori si fanno imbottire le maglie di panini a loro volta imbottiti. Dove è un poco di spazio libero, là viene ficcato un panino, o due, o tre, secondo la disponibilità, davanti e di dietro.
Ore 8 -- Uscendo dalla trattoria i ciclisti paiono forniti di formidabili muscoli e di misteriosi rigonfiamenti in tutte le parti del corpo: poppe quasi da nutrici, anche straordinariamente procaci, quarti posteriori dalle prominenze incredibili.
Battista s'è ficcato nella maglietta un panettone di Milano, e mi segu vero il controllo di partenza, pedalando con l'usata dignità.


Battista al giro d'Italia - Achille Campanile

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